Iniziamo con quel fenomeno d’architetto che si chiama Beltrami, nato a Milano nel 1854, assai discreto nei contatti con i personaggi più illustri, forse un po’ chiuso, ma sempre disponibile nel prendere in considerazione qualsiasi opera al centro di particolari restauri.
Già avevamo avuto l’occasione di sottolineare il suo convincimento nel dare il proprio contributo al salvataggio del Castello Sforzesco, malgrado il suo stato sfiori la fatiscenza. Si riaprono le due porte del Carmine e di Santo Spirito, si rida’ vita a due torrioni, mentre la Torre di Bona riacquista il suo aspetto originale. I costi sono considerevoli, ma una asottoscrizione pubblica riesce a conferire al maniero la fastosità di un tempo.
Tra il 1890 e il 1900, Beltrami e’ impegnato in un duro lavoro e soltanto un anno dopo si occuperà anche della complessa ricostruzione della torre del Filarete. Ma le sue fatiche continuano con il restauro della Certosa di Pavia e del Duomo di Monza nonché con la ricostruzione del campanile di San Marco a Venezia.
Da storico dell’arte si inserisce molto bene in altre opere che sarebbe troppo lungo elencare. Passando alle costruzioni civili, i milanesi guardano quasi con stupore la bellezza del palazzo della Banca Commerciale, istituto che si specchia in un secondo edificio in piazza della Scala, poi ceduto al Comune.
Lungo il Cordusio scorgiamo il magnifico palazzo Biandra’, poi l’edificio delle Assicurazioni Generali di Venezia, tra via Orefici e via Mercanti. Ma un altro merito viene acquisito con la facciata di palazzo Marino, rigorosamente rispecchiante lo stile cinquecentesco dell’Alessi.
Al di là delle sue opere architettoniche, il Beltrami si “difende” molto bene anche come urbanista, scrittore, politico e giornalista. Può senz’altro figurare tra i maggiori protagonisti che illuminano Milano a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Non dimentichiamo il suo ruolo di assessore e consigliere comunale per oltre vent’anni, mentre nel 1896, anche se per un solo semestre, ottiene la direzione del Corriere della Sera.
Ma ecco un altro personaggio di grande caratura architettonica che è stato considerato una vera gloria della nostra città: Luigi Broggi (1851 – 1926). Progetta e fa erigere il palazzo del Credito Italiano, che apre la sua interessante facciata tra via Broletto e la nuova via Tommaso Grossi. Nel 1902 crea il palazzo della Borsa, che negli anni Trenta passerà alle Poste e Telegrafi.
Assieme a Cesare Nava progetta il palazzo della Banca d’Italia. Tra via Dante e via Meravigli, nasce un imponente palazzo d’angolo, frutto della sua stretta collaborazione con l’architetto Giuseppe Sommaruga. Proseguiamo con l’artistico edificio, del 1902, relativo ai Magazzini Contratti, e poi con lo stabile assai originale di via Pozzoni 5, e altri ancora.
Milano sta vivendo un momento architettonico davvero incantevole, grazie in particolare ai citati Beltrami e Broggi, e questo merito le sarà ampiamente riconosciuto anche a livello internazionale, non solo dalla stampa, ma anche dal mondo dell’arte.