Moda, musica e web per parlare di contraccezione. Al via la campagna che rende le ragazze protagoniste
Un bracciale-simbolo e una rapper testimonial per creare un movimento d’opinione e promuovere il valore di una scelta libera e consapevole in campo sessuale. Il 42% delle under 25 italiane non utilizza alcun metodo contraccettivo. Una gravidanza su 5 non è voluta. Pillola del giorno dopo e interruzioni di gravidanza sono una sconfitta per la società. Le giovani donne pensano che la contraccezione sia solo la pillola, ma visto che hanno paura di ingrassare o paura di dimenticarla preferiscono non usare alcun metodo. Molte ragazze italiane non sanno che la contraccezione va oltre la pillola. Esistono metodi innovativi, tra cui l’anello, a basso dosaggio ormonale e che non richiedono un appuntamento quotidiano a prova di dimenticanza. Per informare le ragazze italiane parte la campagna di sensibilizzazione Love it! Sesso consapevole, promossa dalla SIGO – Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia – in collaborazione con il progetto educazionale “lapillolasenzapillola”.
Intervista a: Rossella Nappi, Professore associato di Ostetricia e Ginecologia, Università degli Studi Pavia
Efficacia, basso dosaggio, nessun rischio di dimenticanze: perché le ragazze che sognano il contraccettivo ideale alla fine sposano l’anello.
Professoressa, lei è la responsabile scientifica del progetto educazionale lapillolasenzapillola, che oggi insieme a SIGO promuove la campagna Love it! Sesso consapevole: da questo punto privilegiato di osservazione, quale è oggi l’atteggiamento prevalente tra le giovani rispetto alla contraccezione?
L’impressione maturata sia sul campo, nella pratica, sia attraverso l’esperienza della campagna lapillolasenzapillola è quella di un atteggiamento profondamente ambivalente. Da un lato c’è curiosità estrema, un bisogno quasi spasmodico di avere informazioni il più possibile corrette e soprattutto comprensibili per le giovani, viste le barriere che sovente il linguaggio medico crea nella comunicazione; dall’altro le ragazze considerano prevalentemente la sessualità come un aspetto sociale o “ludico” della vita. Non sentono, dunque, l’esigenza di confrontarsi con il medico o di fare una visita ginecologica, perché non sono ancora pronte ad affrontare consapevolmente la propria sessualità.
La campagna Love it! Sesso consapevole nasce dall’idea che se le giovani donne sono informate in maniera equilibrata su tutto il ventaglio di metodiche contraccettive oggi disponibili e sulle modalità per proteggersi dalle malattie a trasmissione sessuale sono in grado di fare più consapevolmente una scelta per la loro vita. Una consapevolezza necessaria per portare avanti con successo il progetto della propria femminilità sapendo come affrontare tutte le tappe della vita, evitando cioè le angosce che interferiscono con la vita scolastica e lavorativa e minano la propria autostima: una ragazza che si trova ad affrontare un’interruzione di gravidanza o una gravidanza indesiderata a 19 anni o ancor meno, subisce un trauma e una ferita difficilmente cancellabili. Lo stesso per un’infezione a trasmissione sessuale che può causare infertilità futura.
Quali sono i fattori che ostacolano il ricorso alla contraccezione ormonale da parte delle donne italiane?
Riguardo alla contraccezione ormonale, a frenare le ragazze sono soprattutto l’ansia e lo stress di dover ricordare di assumere qualcosa tutti i giorni, ma soprattutto il timore che la pillola possa manipolare la loro biologia corporea: la pillola evoca il concetto di “sostanza chimica”, che deve essere ingoiata e metabolizzata e che può dare effetti collaterali non desiderati, in primis l’aumento del peso corporeo, un fantasma che aleggia minaccioso su tutte le donne, di ogni età. Senza contare la falsa convinzione che i metodi contraccettivi orali siano necessariamente ad alto dosaggio e costituiscano delle cosiddette “bombe ormonali”. Questo insieme di timori e preconcetti può spiegare il fatto che, sotto l’aspetto della contraccezione ormonale sicura, in Europa l’Italia sia il fanalino di coda: siamo intorno al 14-16%, a seconda delle statistiche, a fronte di ragazze olandesi che sono al 50%, di inglesi e francesi che sono al 35 e al 40%, e così via. C’è dunque bisogno di sapere che cosa scegliere.
Quali caratteristiche dovrebbe avere allora “il contraccettivo ideale” in grado di avvicinare senza timore le donne alla contraccezione?
Il contraccettivo ideale dovrebbe innanzitutto essere efficace, a basso dosaggio e non interferire con il nostro benessere psicofisico. È una scelta per migliorare la qualità del vivere è quindi deve essere una molecola che sia quanto più possibile anche in linea con il proprio profilo biologico, psicologico e socio-culturale. Quindi un contraccettivo che non interferisca con il peso, con il tono dell’umore e tantomeno con il desiderio sessuale, molto sentito dalle ragazze. Deve quindi essere “tagliato su misura” della specifica donna, in termini sia di dosaggi, sia di scelta del metodo: ci sono ragazze, ad esempio, più orientate verso una contraccezione di barriera, ma anche quelle che cercano un’alternativa alla pillola.
Tra le scelte sui metodi di contraccezione disponibili c’è n’è qualcuna che corrisponde al contraccettivo ideale?
Una sicura alternativa alla pillola esiste in Italia, ugualmente efficace e a basso dosaggio, ma meno conosciuta. Esiste il cerotto, ma soprattutto l’anello vaginale che è una forma evoluta della pillola: il suo plus è che non si assume per bocca e quindi non condiziona, né spaventa la donna, perché non viene percepito come sostanza chimica. Altro aspetto importante è che l’anello vaginale è caratterizzato da ormoni a bassissimo dosaggio con livelli molto stabili, con il vantaggio della possibilità di ridurre gli effetti collaterali che sono correlati all’estrogeno. Va infatti rammentato che, a volte, è proprio il ritardo o la mancata assunzione della pillola a creare un’oscillazione negativa degli ormoni nel nostro corpo.
Da ultimo, c’è il vantaggio che tramite questo dispositivo la ragazza, ma anche la donna più adulta, viene istruita sulla sua fisicità: ci siamo resi conto che le ragazze pensano di conoscere bene il loro corpo, ma dal momento che l’apparato genitale femminile, a differenza di quello maschile, è nascosto e spesso ammantato di mistero e segretezza, utilizzare la contraccezione vaginale significa imparare a conoscere meglio il proprio corpo, step decisivo per acquisire maggiore maturità nei confronti della sessualità.
Quando le donne conoscono e sperimentano metodi di contraccezione come l’anello vaginale, che le liberano dal peso dell’impegno e del gesto quotidiano, di solito restano fedeli a questa scelta?
Rappresentando una novità rispetto alla realtà consolidata della pillola, la contraccezione tramite anello vaginale ha bisogno di essere ben spiegata: la pratica clinica conferma che quando la giovane donna riceve un counselling specifico, si sente pronta a questo tipo di contraccezione. Dopo averla provata, spesso e volentieri è ben contenta di proseguirla perché ne capisce i vantaggi: la comodità di non doverla avere in mente tutti i giorni, il fatto che sia discreta e con scarsa interferenza sulla sessualità. Inoltre, l’autoinserimento del dispositivo rende le ragazze più consapevoli del proprio corpo e la sua semplicità, oltre ad aumentare l’aderenza al trattamento, le spinge a fare un passaparola fra pari.
Profesoressa, il counselling è dunque un aspetto decisivo per una giovane ragazza in cerca del suo metodo di contraccezione? Cosa è emerso a questo proposito dallo studio CHOICE?
Lo studio, il cui nome significa proprio scelta e cui abbiamo partecipato anche noi, ha evidenziato che quando il medico spiega in modo equilibrato tutte le varie metodiche di contraccezione ormonale che le giovani possono utilizzare, quindi come funzionano sia pillola, che cerotto e anello, a fronte di una iniziale resistenza, soprattutto le indecise, quelle che hanno timori, incertezze e paure, scelgono la novità, ossia scelgono l’anello vaginale, dimostrando particolare soddisfazione.
È dunque strategicamente importante cercare di coinvolgere la donna attraverso il counselling, cioè un dialogo ricco d’informazioni davvero condivise. La libertà è poter scegliere, ma per poterlo fare si devono avere tutte le informazioni: quelle delle coetanee, quelle delle campagne informative e quelle fornite dal medico, per comprendere che la contraccezione ormonale non è solo una medicina ma anche uno stile di vita, un modo di vivere la propria femminilità.
Il ginecologo deve entrare nella sfera della sua paziente per capire quello che va bene per lei: il medico è medico non solo del corpo, ma anche del cuore e del cervello di una donna. Se le prescrive quello che va bene per lei, la ragazza continuerà senza dimenticanze; e se non fosse pronta per la contraccezione ormonale, non vanno dimenticati i metodi di barriera, soprattutto quando non c’è una relazione stabile. A seconda della tua relazione di coppia, a seconda della tua fase di vita, puoi scegliere il contraccettivo più adatto a te.
Stefania Bortolotti