di Donatella Swift
Lunedì 18 novembre potrebbe diventare una data storica: è infatti in programma la presentazione in Parlamento di una legge sul bullismo, per i casi più gravi, a cura della Commissione Giustizia, un tema che negli ultimi tempi sembra essersi acuito sempre di più e di cui si sente sempre più parlare. Il testo della legge prevede infatti che per i maggiorenni il bullismo sia equiparato allo stalking, il che comporta pene variabili da 6 mesi a quattro anni di reclusione, a seconda dell’entità del reato commesso. Nel caso invece il bullo sia un minore sono previsti periodi di prevenzione e rieducazione, e se la permanenza in famiglia non dovesse essere giudicata consona se non addirittura controproducente da parte del Tribunale dei Minori, lo stesso tribunale provvederebbe all’allontanamento per affidare il minore ad una casa famiglia. Stessi provvedimenti saranno adottati per i minori che dovessero dimostrare di non essere in grado di rendersi conto della gravità di quanto hanno fatto e che per di più non cambiassero il proprio comportamento, diventando pertanto recidivi.
Ed anche per quei genitori che non mandano i figli a scuola nello stesso testo di legge sono contenuti dispositivi particolari, in particolare a carattere pecuniario, nell’ambito di un vero e proprio giro di vite sull’abbandono scolastico, non solo per quei genitori che non mandano i ragazzi alle scuole elementari, ma anche per tutti gli altri ordini di grado previsti dall’obbligo scolastico.
Previsto anche un numero verde, il 114, che chiunque può comporre, interno o esterno alla scuola, per segnalare casi di bullismo al Procuratore, che provvederà a contattare il Tribunale dei Minori per la segnalazione. Lo stesso Tribunale aprirà un procedimento per stabilire un percorso di recupero e rieducazione del minore, mentre per i dettagli entreranno in campo i servizi sociali per studiare strategie con la famiglia del ragazzo o della ragazza.
Si tratta come è evidente di un importantissimo cambiamento di rotta nella lotta al bullismo, un modo per responsabilizzare anche i genitori nel percorso educativo dei propri figli.