di Carlo Radollovich
Con le vittorie franco-piemontesi del giugno 1859, ottenute a Magenta e a Solferino / San Martino, ebbe termine il dominio austriaco in Lombardia e verranno poste le basi per dare vita, finalmente, all’agognata Unità d’Italia che si concretizzerà due anni più tardi.
Certo, gli accordi di Plombières, grazie ai quali la Francia si sarebbe posta a fianco del Regno di Sardegna contro l’Austria, furono decisamente penalizzanti per lo stesso Regno. Infatti, l’amata città di Nizza (ove Garibaldi era nato) e l’ampia regione della Savoia furono cedute ai francesi.
Ma ecco le calorose accoglienze da parte della nostra città in occasione delle vittorie ottenute. I milanesi, si badi bene, che davanti a palazzo Serbelloni avevano entusiasticamente applaudito il generale Bonaparte, fresco vincitore della battaglia al ponte di Lodi (maggio 1796), si presentarono più euforici che mai sotto il balcone dello stesso edificio per osannare Vittorio Emanuele II e Napoleone III, abili giustizieri delle truppe viennesi. Insomma, i nostri concittadini erano saliti ancora una volta sul carro dei vincitori…
Poco dopo l’entrata trionfale in Milano, Vittorio Emanuele II nominò Paolo Vigliani (magistrato e futuro ministro di Grazia e Giustizia sotto i governi Menabrea e poi Minghetti) primo governatore sabaudo della Lombardia. Successivamente, Antonio Beretta, grande patriota e uomo instancabile, verrà nominato sindaco e rimarrà in carica sino al 1867. Fu spesso bersaglio della satira politica (ormai svincolata dall’odiosa censura austriaca) sul settimanale “Uomo di pietra”, ove veniva curiosamente raffigurato in groppa ad uno dei suoi assessori. Beretta svolse le sue funzioni già a Palazzo Marino a partire dal 1861, poiché in quell’anno il Comune ottenne questa nuova sede dal governo, dimora decisamente più ampia rispetto alla precedente (situata nel palazzo Carmagnola, in via Broletto).
Dopo il senatore Giovanni Gallina, nominato governatore per la provincia di Milano nel 1859, ecco presentarsi quale successore un personaggio di alto prestigio: il torinese Massimo d’Azeglio, rimasto in carica dal gennaio 1860 al marzo 1861. Uomo di vasta cultura, insigne politico e fervente patriota, fu anche stimato scrittore e pittore. Negli anni successivi, la carica di governatore venne mutata in quella di prefetto.