giovedì, Dicembre 19, 2024
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L’ipertrofia prostatica benigna (IPB)…

…è una condizione maschile comune correlata all’età

Negli uomini adulti la prostata aumenta progressivamente di volume in modo non collegato a neoplasie, causando sintomi cronici e fastidiosi del basso tratto urinario che possono compromettere in maniera considerevole la qualità della vita. Interessa circa 6 milioni di uomini italiani: circa il 50% degli over 50 e l’80% degli over 80 affronta ogni giorno i sintomi urinari collegati all’ingrossamento della prostata.

I sintomi del tratto urinario inferiore secondari all’ostruzione benigna prostatica (BPO) sono una delle principali cause di ricorso all’urologo: la prevalenza dell’iperplasia prostatica benigna può iniziare all’età di 40-45 anni e raggiunge il 50% della popolazione maschile di età compresa tra i 51 e i 60 anni e può arrivare fino al 90% negli ottantenni e ultraottantenni: colpisce oltre 500 milioni di uomini in tutto il mondo.

Il fisiologico ingrossamento della prostata con il passare degli anni si ripercuote sulle basse vie urinarie, provocando sintomi che compromettono la qualità della vita: la necessità frequente di urinare, specialmente di notte, il bisogno urgente di svuotare la vescica durante il giorno, un flusso urinario debole o la difficoltà a svuotare completamente la vescica portano molti pazienti a ridurre le proprie attività quotidiane e i propri spostamenti o a vivere con imbarazzo la vita lavorativa e di relazione. Per rispondere a questi fastidiosi sintomi da qualche anno è disponibile un dispositivo mininvasivo che può essere inserito senza interventi chirurgici, senza impianti permanenti e senza l’utilizzo di cateteri. iTind, un brevetto israeliano distribuito da Olympus è realizzato in nitinol, una lega di nichel e titanio con memoria di forma, capace cioè di mantenere e recuperare la sua forma originale anche dopo essere stato deformata termicamente.

Viene inserito ripiegato tramite una sonda attraverso l’uretra e si apre a “ombrello”, ritornando della sua forma originaria all’ interno dell’uretra prostatica.

La procedura d’inserimento, in anestesia locale o lieve sedazione, dura 5-10 minuti e il paziente può tornare a casa poco dopo. Il dispositivo rimane in posizione per 5-7 giorni, esercitando una compressione meccanica che rimodella i tessuti prostatici e del collo della vescica, ricreando delicatamente i canali per consentire la fuoriuscita dell’urina. Viene poi rimosso, permettendo un rapido sollievo dai sintomi e un ritorno immediato alle attività quotidiane senza richiedere un catetere.

Il trattamento con iTind è indicato per uomini che desiderano evitare la terapia farmacologica o gli interventi chirurgici più invasivi e che abbiano un volume prostatico inferiore ai 75ml, ancora una buona funzionalità della vescica e che non presentino lobo mediano ostruttivo. Il dispositivo può essere utilizzato anche in chi presenta collo vescicale alto o ostruzione primitiva del collo vescicale.

Studi clinici peer-reviewed hanno confermato la sicurezza e l’efficacia del dispositivo, anche a lungo termine, con risultati positivi fino a 6,6 anni dopo il trattamento.

Angelo Cafarelli, responsabile UO Urologia robotica e mininvasiva, Villa Igea, Ancona: “L’allungamento della vita media e la ricerca sempre più diffusa di un invecchiamento attivo hanno innalzato le aspettative degli uomini in merito ai risultati della chirurgia disostruttiva dell’iperplasia prostatica. Di qui la necessità di offrire ad ogni singolo paziente una terapia sartoriale e l’importanza di disporre delle più moderne tecnologie mininvasive per il trattamento dell’iperplasia prostatica, anche risparmiatrici dell’eiaculazione. In questo segmento una tecnica innovativa come l’iTind permette di trattare pazienti con prostate di dimensioni moderate o sclerosi del collo vescicale in regime day surgery e con risparmio eiaculatorio, bassissimo rischio di complicanze e percentuali di miglioramento dei disturbi urinari alte.” 

Silvia Secco, urologa, ASST Grande ospedale metropolitano Niguarda, Milano: “iTIND consente di trattare anche pazienti con caratteristiche particolari, ovvero con prostate di piccole dimensioni e colli vescicali alti o stenotici che li renderebbero non idonei ad altre metodologie. La percentuale di successo del trattamento è elevata, anche se, come per tutte le metodiche mininvasive, deve essere considerato un trattamento ponte, in attesa di procedure più definitive, se necessarie. Sicuramente, i trattamenti mininvasivi non compromettono la possibilità di eseguire altre procedure in futuro, qualora richiesto dal paziente e questo rappresenta un vantaggio importante. Resta fondamentale la selezione del paziente, delle sue caratteristiche anatomiche e delle sue esigenze: consigliabile quindi rivolgersi a centri con esperienza.”

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