di Ugo Perugini —-
Se non si conosce l’India e non si è stati folgorati dal pensiero del Buddha, la Mostra India Antica al Museo di Mendrisio (collaboratrice scientifica Barbara Malacrida) potrebbe essere l’occasione buona per cominciare a conoscere qualcosa di questa civiltà.
Magari, cominciando a farlo dall’osservazione di una settantina di opere scultoree davvero uniche, realizzate in diversi materiali (arenaria rossa, bronzo, scisto, fillade, terracotta) provenienti da venti regioni del subcontinente indiano e da diverse epoche (a partire dal secondo secolo a.C. fino al dodicesimo d. C.).
Un’opportunità unica, che non si ripeterà facilmente, dal momento che tutte le opere sono provenienti da collezioni private svizzere.
Garantiamo che le sorprese non mancheranno e, secondo la teoria che partendo dal particolare si può arrivare al generale, chi visita questa mostra potrebbe rimanere così affascinato dalle innumerevoli sollecitazioni che raccoglierà, dal volerne sapere di più e scoprire cosa c’è dietro questo mondo davvero incredibile, ricco di simboli, storie, leggende, animali fantastici, divinità, forze ultraterrene, manifestazioni esoteriche e via dicendo.
E, allora, ecco che una mostra del genere avrebbe già ottenuto il suo scopo più importante: incuriosire, divulgare e coinvolgere chi la visita.
Qualcuno però potrebbe dire: “Ma l’arte cosa c’entra?”. L’arte c’entra perché è il veicolo privilegiato che può far conoscere questo mondo, perché non parla solo alla nostra razionalità ma può sollecitare anche le nostre emozioni più profonde.
Non dimentichiamo che l’India è la culla di tre religioni – buddismo, induismo e giainismo – e il patrimonio culturale che vi sta dietro, ricchissimo e multiforme, può meglio chiarire il rapporto che nel corso del tempo si è sviluppato tra quel popolo e le numerose divinità (leggasi anche concetti, idee, credenze) che ne hanno popolato l’immaginario; divinità, tra l’altro, in continua trasformazione.
Ciò, naturalmente, non mette per nulla in secondo piano il piacere estetico delle opere in esposizione, ricchissime di dettagli e tutte di grande qualità e in grado di esprimere vitalità e sensualità. Pensiamo alla capacità di idealizzare la bellezza femminile (ad esempio, la dea dell’amore e della fertilità).
Si capisce così perché il culto e il mito dell’arte antica indiana abbia potuto attecchire in Occidente a cominciare dall’Ottocento, affascinando insieme a numerosi artisti e scrittori europei (di Alberto Giacometti in mostra è visibile un disegno ispirato a Budda), anche collezionisti, come Enrico Cernuschi, patriota milanese e grande collezionista, con il Museo che porta il suo nome a Parigi.
La Mostra è stata curata da Christian Luczanits, studioso austriaco di arte indiana e tibetana ed è divisa in nove sezioni: Metafore poetiche, Animali leggendari, Tradizioni a confronto, Storie edificanti, Poteri femminili, Diramazioni esoteriche, Miracoli, Coppia divina, Divinità cosmica.
Lo ripetiamo, la mostra è solo un assaggio di quello che è l’antica arte indiana. Ma un assaggio davvero interessante, nel quale ritroviamo la genesi di certi interessi e passioni che hanno attecchito con successo in varie forme nella filosofia occidentale come la new age, il buddismo e il pacifismo.
La mostra è visitabile presso il Museo d’arte Mendrisio, piazzetta dei Serviti 1, dal martedì al venerdì 10,00-12,00/14,00-17,00; gli altri giorni 10,00-18,00; lunedì chiuso. Per l’occasione è stato realizzato un catalogo di 220 pagine con 100 illustrazioni, 10 euro.