giovedì, Dicembre 19, 2024
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Lidia Beccaria Rolfi, la scrittrice deportata in un Lager

La futura, significativa rappresentante della Resistenza italiana nasce a Mondovì nel 1925 da una famiglia contadina. Diventa insegnante dopo essersi diplomata maestra elementare e nel 1943 entra in contatto con alcuni responsabili del comitato di reazione al regime.

Poco prima si scontra con vecchi funzionari del Ventennio, non entra a far parte di nessun partito e per la modica paga di 100 lire viene assunta dalla Camera del lavoro. Si presenta molto in ordine, bella e con occhi castani assai vivi. La gente di cui è circondata la giudica persona cara e affidabile.

Diventata staffetta partigiana, viene purtroppo arrestata mentre si appresta a consegnare un messaggio a un collaboratore, il cui nome non rivelerà mai. Incarcerata a Cuneo, verrà poi imprigionata a Saluzzo e successivamente a Torino.

Consegnata alla Gestapo, nel giugno del 1944 viene deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck in Germania e qui incontrerà una vita permeata di sofferenze, crudelmente tormentata. Raccoglierà ogni triste notizia per dare alle stampe, solo nel 1978, il libro “Le donne di Ravensbruck”, scritto assieme ad Anna Maria Bruzzone.

Liberata dai Russi nell’aprile del 1945 e consegnata agli Americani, rientra in Italia con un peso che non supera i 32 chili e, appena rimessasi in sesto, decide di riprendere l’insegnamento. Contemporaneamente, per ben trent’anni, si propone di far conoscere agli italiani la crudele odissea delle donne rinchiuse nei campi di concentramento tedeschi.

Si mostra assai convinta che il compito delle sopravvissute e’ quello di testimoniare i crimini avvenuti nei Lager, facendosi portavoce di tutte coloro che hanno subito angherie. E nel 1995 scrive il libro “L’esile filo della memoria”, un racconto fedelmente autobiografico. Si tratta di un testo ove nessuna parola viene sprecata, raccontando le atrocità sofferte.

Ogni argomento raccolto diventa prezioso elemento da affrontare non soltanto nelle scuole, ma da citare anche in occasione di vari convegni o conferenze. Un anno dopo la sua morte, avvenuta a Mondovì nel gennaio del 1996, apparirà in libreria “Il futuro spezzato”, un valido saggio sull’infanzia tedesca, quell’infanzia che dovette sopportare mille restrizioni nel corso della dittatura nazista.

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