di U.P.
Il tema delle droghe leggere è un argomento di quelli “caldi” che ha suscitato molte critiche fin dal momento in cui 218 parlamentari ne hanno proposto, circa due mesi fa, la legalizzazione. E altre ne creerà quando si dovrà discutere in Parlamento.
C’è chi sostiene che la cannabis fa meno male dell’alcool e del tabacco e chi invece è convinto che sia l’anticamera verso droghe ancora più devastanti e segnala il pericolo del suo uso soprattutto nelle fasce più giovani, al di sotto dei quindici anni.
Al di là delle possibili valutazioni educative, umane, morali, ecc. sull’uso di queste sostanze, sembra che la proposta faccia più che altro leva sul suo indubbio ritorno economico. Ma prima di arrivarci cerchiamo di capire quali sono le più importanti critiche rivolte alle leggi che regolano questa materia.
In Italia per otto anni è rimasta in vigore la Legge Fini-Giovanardi, cancellata dalla Cassazione nel 2014, che considerava il consumo delle sostanze stupefacenti (senza distinzione tra droghe leggere e pesanti) come un fattore moralmente condannabile e penalmente perseguibile. Questo provvedimento avrebbe causato un sovraffollamento delle carceri, condannando e coinvolgendo centinaia di migliaia di persone con denunce, reclusioni, riabilitazioni forzate, ec Il fenomeno è continuato anche in seguito alla cancellazione della legge. E, anche quando, nel marzo, la nuova normativa (legge Renzi-Lorenzin) ha reintrodotto la distinzione tra droghe “pesanti” e “leggere”, le cose non sono cambiate di molto.
Per capire il vantaggio economico che la legalizzazione delle droghe leggere (marijuana, in specie) produrrebbe, si sono fatte delle valutazioni tenendo conto dei dati del bilancio dello Stato del 2011.
1. Il Pil aumenterebbe di 10,5 miliardi di euro (traffico di stupefacenti regolarizzato) con una ricaduta importante sui conti pubblici
2. Separando i due mercati (droghe leggere e droghe pesanti) si ridurrebbe del 50% la liquidità delle organizzazioni criminali
3. Si otterrebbero vantaggi fiscali di due tipi: il primo, la minore spesa per l’applicazione di norme proibizioniste, il secondo, le imposte in più riscosse sulle vendite.
Altro vantaggio sarebbe il minore costo per i detenuti accusati di traffico di stupefacenti che attualmente sarebbero oltre il 37% delle persone in carcere. Si ipotizza per questo aspetto una minore spesa di un miliardo di euro, considerato l’esborso per i servizi carcerari e per la repressione del fenomeno.
A conti fatti, i benefici fiscali della legalizzazione delle droghe leggere in Italia (sempre su dati 2011) varierebbero dagli 8 ai 5 miliardi di euro l’anno. Inoltre, secondo uno studio effettuato in Colorado, dove nel 2014 sono state legalizzate le droghe leggere, non dovrebbero esserci aumenti nelle spese sanitarie mentre, al contrario, potrebbero perfino diminuire furti e aggressioni collegati a questo fenomeno.
Ma il discorso – lo sappiamo bene – va anche valutato dal punto di vista etico ed educativo, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni. Non sappiamo se si arriverà alla legalizzazione di questo tipo di droghe ma ove capitasse è chiaro che quanto risparmiato dovrebbe essere utilizzato per serie campagne di sensibilizzazione ad hoc soprattutto nei confronti dei minori.