di Carlo Radollovich
Prima di inoltrarci nella visualizzazione dell’austera stazione di Milano del 1864 (vedi foto), diamo una breve occhiata alle due preesistenti, la prima progettata nel 1839 e inaugurata, in stile neoclassico, dall’ingegnere milanese Giulio Sarti nell’agosto del 1840. Era stata edificata a Porta Nuova, appena fuori le mura, assai vicina al Ponte delle Gabelle, ponte che scavalcava il Naviglio della Martesana in corrispondenza della conca dell’Incoronata. L’edificio, ancora oggi esistente, è stato sottoposto ad un restauro conservativo all’inizio degli anni Duemila e, dal 2010, è stato acquistato da un hotel.
Questa stazione costituiva il capolinea della strada ferrata Monza – Milano, la prima in Lombardia, progettata da Johann Putzer, Bolzano, su ordine dell’imperatore Ferdinando I d’Austria. Quando la stazione venne inaugurata, l’entusiasmo popolare era alle stelle. I cronisti dell’epoca riferivano che le signore, in attesa del treno, chiacchieravano tra loro in modo assai animato facendo roteare con nervosismo i loro ombrellini per ripararsi dal sole. Gli uomini, dal canto loro, in attesa di veder giungere il mostro metallico che trainava carrozze, si esibivano con sussiego in certi discorsi riguardanti questo impareggiabile segno di alta modernità.
Finalmente, autorità austriache e una numerosa folla, assiepate in una stazione riccamente ornata di ghirlande, poterono accogliere i vagoni sferraglianti trainati da una sbuffante locomotiva fabbricata in Inghilterra, mentre tutti i vagoni – si sottolineava – erano di produzione meneghina, creati dall’officina Airoldi di via Quadronno.
Ed eccoci alla seconda stazione posseduta da Milano, quella di Porta Tosa, inaugurata nel febbraio 1846 alla presenza dell’arciduca viceré Ranieri Giuseppe d’Asburgo quando fu terminato il tratto di ferrovia Treviglio-Milano, primo spezzone lombardo della linea “Fernandea” che in seguito avrebbe condotto i convogli sino a Venezia. Per la verità, la stazione non rappresentava quella originariamente progettata dall’ingegnere Giovanni Milani (1789 – 1862) perché decisamente più cara nella sua realizzazione.
In ogni caso, si finì per ripiegare su un edificio di minor pregio, definito “provvisorio” dalle autorità austriache, tanto poco rappresentativo per il prestigio viennese da essere illustrato nelle cronache del tempo senza particolareggiate descrizioni. E tale provvisorietà venne mantenuta sino al 1864 quando venne dismessa e demolita perché sostituita dalla prima Stazione Centrale.
La costruzione di quest’ultima stazione era stata iniziata nel 1857 sotto l’Austria al fine di sostituire le vecchie stazioni di testa di Porta Nuova e Porta Tosa. Ma quando fu ultimata, nel febbraio del 1864, fu inaugurata solennemente dal re d’Italia Vittorio Emanuele II. Va subito detto che, alle prime voci della progettata edificazione, ebbero luogo numerose polemiche poiché, dove il fabbricato sarebbe sorto (oggi piazza della Repubblica, all’epoca piazza Fiume), avrebbe “contrastato la modernizzazione di Milano a causa dei fumi e dei rumori che si sarebbero sprigionati”.
Però venne eretta, prevedendo due settori: uno dedicato ai servizi per locomotive e carrozze, l’altro ai viaggiatori. Purtroppo un grave incendio, sviluppatosi nel gennaio 1923, mise tra l’altro in evidenza i limiti della costruzione, senza sbocchi perché troppo compressa tra gli edifici. E si posero le basi per edificare una più moderna e funzionale stazione, quella attuale di piazza Duca d’Aosta, inaugurata nel 1931.