di Ugo Perugini – – –
Le ventidue tavolette realizzate da Mario Mafai sono intitolate “Fantasie”. Ma purtroppo sono immagini che pur trasfigurando gli orrori della guerra e del fascismo rappresentano una drammatica realtà nella mente dell’artista.
Furono dipinte tra il 1939 e il 1944 e sono una denuncia delle violenze perpetrate in quel periodo triste della storia italiana. Infatti, Mafai aveva dovuto subire, a partire dal 1938, con l’avvento delle leggi razziali, gravi discriminazioni, a causa della moglie Antonietta Raphaël, ebrea.
La storia di questa collezione è particolare. Furono acquistate nel 1957 da Giovanni Pirelli, il primogenito della facoltosa famiglia di imprenditori. Lui non aveva voluto lavorare nell’azienda paterna e si era opposto alle idee della famiglia, legata al regime fascista, divenendo scrittore e poi partigiano. Quelle tavolette, per Giovanni dovevano rappresentare le aberrazioni del regime, quasi un monito a futura memoria.
Questa serie di opere fu poi acquistata dall’ing. Aldo Bassetti, presidente degli Amici di Brera dal 2007 al 2020, e sono legate a un episodio tragico della sua adolescenza. Nel 1943, sedici ospiti dell’albergo Meina sul Lago Maggiore, identificati come ebrei, vennero trucidati dai nazifascisti e gettati nel lago. Tra di essi la zia di Aldo, di 38 anni, di cui il giovane dovette riconoscere il cadavere.
“Un’esperienza – dice lo stesso Bassetti – che ha cambiato completamente la mia sensibilità morale, politica e sociale. Ecco allora che Mafai diventa un simbolo della mia vita”.
Ora L’ingegnere ha donato a Brera questa straordinaria raccolta che verrà esposta nella parete della sala 18. Inoltre, diventerà il soggetto di un documentario a cura di Alessandra Quarto e Marco Carminati, che potrà essere visto sulla piattaforma di Brera Plus +.
Questo gesto – dice ancora Aldo Bassetti – vuole avere “un significato strettamente politico. Questi lavori rappresentano un uomo, Mario Mafai, che come artista aveva avuto la priorità di descrivere le tristezze e le infamie dei campi di concentramento. Qui c’è il mio pensiero… un pensiero antifascista. Io desidero che si conosca quanto è accaduto nella storia, affinché sia ricordato per sempre.”