Alcuni studiosi avanzano l’ipotesi che queste colonne di epoca romana, appartenenti in origine ad un ampio edificio eretto ai tempi di Diocleziano, fossero addirittura più numerose rispetto alle attuali sedici.
E’ comunque quasi un miracolo che le stesse siano sopravvissute sino ai tempi nostri, considerata l’usura provocata dagli agenti atmosferici nonché l’incredibile desiderio di volerle abbattere quando Milano era ancora sotto la dominazione spagnola.
Ma fu proprio merito di un governatore madrileno, Ferrante Gonzaga, che riuscì a salvarle, rifiutando tassativamente il loro abbattimento, anzi, fu lui a restaurarle e a cancellare alcuni segni di evidente degrado accumulatisi nel corso dei secoli. E fu altresì orgoglioso di poterle mostrare al re Filippo II in occasione di una sua visita nella nostra città.
Si volle pure salvaguardarle anche in tempi più recenti, quando la loro demolizione, così si disse, avrebbe consentito alla città di creare un ampio sbocco in direzione porta Ticinese.
E oggi non avrebbe alcun senso apprezzare la bellezza esteriore della vicina basilica se questa fosse priva del loro indissolubile complemento. Insomma, colonne e basilica vanno considerate assieme per molti versi, in una sorta di magica interconnessione.
Ma diamo un’occhiata in breve a questa chiesa, la cui costruzione ebbe inizio nell’anno 390. Sottolineiamo che in questi lunghi secoli ebbe a subire un violento incendio nel 1071, un parziale crollo nel 1103, un nuovo incendio nel 1124 e ancora un crollo nel 1574. In molti desideravano che l’edificio, nelle parti non ancora crollate, potesse essere demolito del tutto.
Ma un abile architetto, Martino Bassi (1542 – 1591), molto attivo nell’ambito della tradizione bramantesca, volle subito contrastare tale demolizione con tutte le sue forze. Infatti, si adoperò fattivamente nella sua costruzione, combattendo invidia e livore da parte di coloro che profetizzavano un nuovo crollo della basilica.
Ovviamente, nel corso dei secoli, furono previsti alcuni restauri e pure modifiche, ma la pianta originaria della struttura e la disposizione interna sono rimaste invariate.
Va detto infine che, dalla chiesa di San Lorenzo, è possibile passare alla caratteristica cappella dell’Addolorata, denominata anche chiesetta di tutti i Santi (che si suppone creata da Sant’Ambrogio), per poi proseguire, attraverso uno stupendo portale romano, alla cappelletta dedicata a Sant’Aquilino.