di Carlo Radollovich
Ricordo, da ragazzo, la mia costante passione per la pesca sportiva, malgrado avessi a disposizione una semplice canna di bambù senza mulinello.
Mi recavo a Dolzago, a quei tempi in provincia di Como (ora di Lecco), ai bordi di un piccolo lago particolarmente ricco di pesci persici-sole (erano chiamati anche gobbetti per la loro particolare struttura), di scardole e di alborelle. Al di sotto dei quattordici anni non era necessario disporre della relativa tessera ittica e pertanto, nel corso dell’estate, mi davo da fare: una buona frittura da consumarsi in famiglia non mancava mai.
Mi spiace ora apprendere che il mio pesce preferito, l’alborella, impareggiabile se mangiato in carpione, è praticamente quasi scomparso dai principali laghi lombardi. Si calcola infatti che, nell’arco degli ultimi vent’anni, la sua presenza sia calata di oltre l’ottanta per cento. Ed è veramente curiosa una insolita conferma al riguardo: è sparito perché l’acqua dei principali laghi è diventata più pulita e il pesce viene in tal modo privato degli “alimenti” di cui spesso si nutre. Sembra paradossale, ma quanto più l’acqua era inquinata, tanto più si riproduceva.
Ora, la pesca dell’alborella è stata proibita al fine di non decretarne l’estinzione, e i pescatori sono decisamente dispiaciuti nel non poter più degustare le carni di questo piccolo pesce che raramente supera i quindici centimetri di lunghezza. Ora è necessario ripiegare sul lavarello (ottimo alla griglia), purtroppo non così abbondante come in passato, e sul pesce persico (eccellente nel risotto).
In controtendenza è il pesce siluro e l’agone, ben conosciuto dagli abitanti che risiedono sulle rive del Verbano, una specie che predilige le acque pulite e sempre pescato in quantitativi soddisfacenti. Cucinato alla salvia, al pomodoro, ma anche fritto, è gustosissimo.