lunedì, Dicembre 23, 2024
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La leggenda della coraggiosa Antonia

Ci troviamo a Melzo, in provincia di Milano, nel giugno del 1560. Tutti gli abitanti di questa cittadina, che alcuni storici ritengono essere l’antica Melpum (ove gli Etruschi avevano collocato un importante avamposto militare), parlavano frequentemente di questa bellissima donna assai giovane, mora e robusta, sempre pronta ad offrire aiuto a coloro che si trovavano in difficoltà.

Si chiamava Antonia ed era al centro dell’attenzione di alcuni uomini che avrebbero voluto sposarla. Nelle prime ore di un pomeriggio assai assolato, la ragazza stava percorrendo la strada verso Lodi con il suo carretto trainato da un vecchio cavallo, dovendo sbrigare una commissione per conto di una sua vicina di casa.

Appena effettuata una curva in prossimità del fiume Adda, venne affiancata da un misterioso cavaliere che la pregò di arrestare la marcia, con la scusa di chiedere dettagliate informazioni su un certo percorso stradale. Si trattava di un giovane uomo che, resosi conto della sua straordinaria bellezza, iniziò a corteggiarla con parole rozze e volgari.

Antonia non fece nemmeno in tempo a frustare il proprio cavallo per andarsene via, quando il cavaliere, smontato di sella, la strinse fortemente a se’ con intenzioni che possiamo ben immaginare. La ragazza, cercò subito di divincolarsi nel tentativo di liberarsi dall’energumeno ingaggiando un’impari lotta. Riuscì comunque, tra una gomitata e l’altra, a condurre l’aggressore su un alto punto della sponda del fiume.

Qui, invocando tutti i santi del Paradiso, si buttò con decisione al di sotto, volendo trascinare con se’ il violentatore. L’uomo, avvertendo il pericolo, lasciò libera la ragazza con qualche secondo di anticipo. E Antonia riuscì in ogni caso a salvarsi perché trattenuta da alcuni cespugli.

Dell’uomo si perse ogni traccia mentre Antonia, salva per miracolo, raccontò alla famiglia e ai vicini la sua terribile avventura. E la leggenda ricorda che, lungo quella riva dell’Adda, si nota spesso, di notte, uno strano fuoco vagante che simboleggia l’anima dannata dell’aggressore.

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