Nella notte tra l’1 e il 2 gennaio 1497 la moglie di Ludovico il Moro, Beatrice d’Este, veniva fortemente stressata da dolori all’addome. Era incinta, ma i dottori, prontamente accorsi al suo capezzale, non ritenevano inizialmente che la duchessa soffrisse di dolori connessi con la gravidanza, essendo il parto previsto molto più in là nel tempo.
Tuttavia, la gravità degli spasimi si aggravavano nel corso della giornata del 2 gennaio, anche perché una pesante situazione emorragica della paziente, rivelatasi nell’ultima ora, si faceva sempre più severa. E infatti, nella notte tra il 2 e il 3 gennaio si manifestò un deciso tracollo, tanto che la poverina, appena ventiduenne, rese l’anima a Dio per le conseguenze di un parto prematuro.
Ludovico, addoloratissimo, impose a se’ stesso un serio digiuno, volle che in tutte le chiese del ducato si pregasse in continuazione per lei, prescrisse che la gran parte dei sudditi vestisse di nero e diede precise disposizioni affinché le immagini della defunta si diffondessero sempre più.
Nel Castello Sforzesco, il marito fece allestire una speciale stanza, poi battezzata “camera nigra”, presso la quale sacerdoti e religiosi potessero riflettere e meditare sulla morte. Per Beatrice e per se’ commissionò un’arca tombale marmorea, il cui coperchiò raffigurasse la coppia distesa fianco a fianco. Il monumento sarebbe stato più avanti trasportato nella Certosa di Pavia, ancora visibile ai nostri giorni.
In quei momenti, Ludovico volle redarre un testamento, nel quale dichiarava, tra l’altro, che una parte dei suoi terreni fosse destinata ai monaci domenicani. Consolatosi in parte negli anni seguenti per aver perso una moglie assai intelligente e bellissima, volle comunque continuare la serie infinita delle sue preghiere, spesso recitate nella chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Proprio qui lo troveremo ancora inginocchiato prima di attraversare le Alpi in direzione di Innsbruck, ove desiderava ingaggiare truppe mercenarie per poter combattere contro Gian Giacomo Trivulzio, suo ex generale d’arme, poi passato al servizio dei francesi, alla corte del duca d’Orleans, incoronato nel frattempo con il nome di Luigi XII.
Ludovico non fece nemmeno in tempo a raggiungere la città tirolese perché un corriere lo raggelò con questa notizia: il Castello Sforzesco era stato conquistato dai francesi. Ritornato a Milano sotto mentite spoglie, venne riconosciuto e trasportato prigioniero in Francia nel carcere di Loches in Provenza. Qui morirà nel maggio del 1508.