di Donatella Swift
Ha avuto molta eco sui social media ed in generale sui principali canali di comunicazione il video che una quindicina di giorni fa riprendeva una giovane insegnante che a Torino inveiva pesantemente contro le Forze dell’Ordine. Il fatto è accaduto a Torino quando un cordone di poliziotti tentava di tenere separati un gruppo di manifestanti sedicenti antifascisti che a partire dalla Stazione di Porta Principe intendevano raggiungere l’hotel dove il leader di Casapound, Di Stefano, avrebbe tenuto una conferenza stampa. A colpire sono state appunto le frasi cariche di odio e di rancore con cui la maestra, Lavinia Flavia Cassaro, ha sproloquiato contro i poliziotti. Immediatamente le immagini della manifestazione si sono diffuse sul web a macchia d’olio. Al giornalista di Matrix che le faceva notare che essendo un’insegnante: “è triste augurare a qualcuno di morire”, la maestra ha risposto: “è triste sì, ma non è sbagliato, perché loro stanno proteggendo i fascisti, un giorno potrei trovarmi fucile in mano a combattere contro questi individui”.
Qualche considerazione: intanto per quale motivo dovrebbe un giorno trovarsi con un fucile in mano? E ancora: a chi ha sottolineato la vicenda affermando che il fatto è avvenuto al di fuori dell’orario di lavoro, risponderei che tale affermazione è quanto meno fuori luogo, in quanto fuori dall’orario di lavoro se commetto un reato, e l’offesa a pubblico ufficiale è ancora considerata reato, ne rispondo in prima persona. Seconda osservazione: qualcuno ha sottolineato che la maestra, essendo precaria, magari covava un malessere da anni dovuto alla sua condizione. Bene, in quasi vent’anni di precariato nelle scuole superiori non mi sono mai sognata di manifestare il mio disappunto in una maniera così brutale, oltre che indecorosa. Senza contare che dopo i fatti di Torino qualche madre del comprensivo in cui lavora la maestra in questione ha dichiarato che dalla classe del figlio alle medie si sentivano le sue urla. Naturalmente trovo anche sbagliato suggerire il licenziamento dell’insegnante, come suggerito dall’ex premier Renzi – tra l’altro a che titolo – semmai una serie di denunce di varia natura. In questo caso, come spesso accade, è auspicabile che vinca il buonsenso.