di Donatella Swift
L’argomento di cui vorrei parlare questa settimana riguarda l’inclusione degli studenti Bes nelle scuole superiori. Lo spunto è arrivato da un’esperienza reale vissuta da una collega, che mi ha raccontato di quando l’altro giorno, insieme ad una classe prima di un istituto tecnico, è rimasta in balia di uno studente della sua stessa scuola, ma non della medesima classe, maggiorenne e con specifiche patologie psicotiche certificate. La collega ha riferito che, per quanto i ragazzi fossero inizialmente spettatori divertiti, man mano che il tempo passava hanno avvertito un certo disagio, accresciuto anche dal fatto che il ragazzo ha iniziato a manifestare chiari segni di squilibrio, dando colpi a sedie e banchi, rovesciando i contenitori della carta e della plastica, lanciando addirittura un cestino di plastica contro un membro dello staff della presidenza. Poi, quando si è momentaneamente calmato, è stato portato via da educatori e personale della scuola. La mia collega mi ha posto questa domanda: tenendo conto dell’importanza dell’inclusione degli studenti, fino a che punto essa è tollerabile quando in gioco c’è l’incolumità di una comunità? Questa volta si può affermare a conti fatti, che è andata bene, che la situazione non è fortunatamente sfuggita di mano e soprattutto che nessuno si è fatto male. Il personale che lo ha convinto a tornare per così dire in sé, seppur momentaneamente, si è dimostrato bravo, all’altezza e paziente. Ma la prossima volta? Inoltre la stessa collega mi ha detto che lo studente è sì anagraficamente maggiorenne, ma totalmente incapace di intendere e di volere.
Urge pertanto una riflessione per cercare di analizzare la questione da più punti di vista in modo da pervenire a soluzioni che tengano appunto conto dei vari contesti.