Era un grande mercato, posto non lontano dal Duomo, che in molti paragonavano alle famose “halles” parigine. Ai tempi del dominio longobardo era qui presente un terreno acquitrinoso, da bonificare. Ma già nell’anno 900 la località, sgombrata da ogni sorta di fango e da altre impurità, prendeva il nome di Verzarium per poi diventare Verziere.
Nel 1775, divenne a tutti gli effetti mercato ortofrutticolo e collocato davanti all’Arcivescovado (piazza Fontana), per poi essere spostato nella vicina piazza Santo Stefano e di seguito attorno alla Colonna del Verziere, eretta come ringraziamento per la cessata epidemia di peste ai tempi di San Carlo Borromeo.
Erano molti i cittadini che acquistavano qui frutta e verdura e vi giungevano acquirenti anche dai rioni vicini. Quando l’attività fu cessata nel 1911, un clima di scontento, assai pronunciato, pervase i milanesi. Si, perché il Verziere non era soltanto considerato il classico mercato per acquisti, ma anche un punto di ritrovo per scambiare con l’occasione le graditissime quattro chiacchiere.
L’area si estendeva tra due ali di case decisamente vecchie, a uno o due piani, case che si presentavano quasi uguali perché costruite secondo un’analoga architettura: facciata sempre stretta, piccolo portone con un paio di scalini, finestre che davano su un balconcino spesso “confezionato” in ferro battuto che gli strati di neve rendevano non soltanto tipici, ma anche caratteristici.
D’estate apparivano con fiori che si riversavano a cascata verso strada, il tutto intrecciato da una meraviglia di sfumature variopinte che intenerivano il cuore. Ad ogni buon conto queste case, quasi decrepite già nell’Ottocento, non esistono più. Esse costituivano materiale prezioso per certi pittori dell’epoca, ma vi furono anche poeti che si ispiravano amabilmente, come Carlo Porta, ad esempio, intenti a sottolineare parecchie bellezze.
Sotto gli ombrelloni delle bancarelle, spesso traballanti alle prime folate di vento, si incontravano persone di estrazioni diverse, in primo luogo cuochi, donne di servizio incaricate di acquistare prodotti secondo una precisa lista, e vari incaricati per i fiori destinati ai più ricchi. Si racconta che l’azzurro dei fiordalisi fosse il più ricercato.
E che dire delle ortolane dalle braccia più che robuste, con quei grembiuloni con una grande tasca centrale ? La loro parlata era per lo più meneghina, rafforzata da precisi gesti per invogliare la clientela all’acquisto, la voce solitamente decisa e soprattutto rauca…
E così, questi tratti di una Milano che non esiste più vengono accantonati assieme a quel Verziere che “illuminava” Milano con il suo straripante via vai di gente. Peccato archiviare un’epoca così ricca di vita ; dobbiamo però fare il possibile per conservarcela almeno nel cuore…