Il forte desiderio di Maria Cristina Cini Boeri (1924 – 2020), allieva e collaboratrice del grande Gio Ponti, si è finalmente concretizzato, dopo undici anni di tribolazioni e traversie varie, grazie anche all’aiuto del nipote Antonio.
E infatti, nella Loggia dei Mercanti sono ora presenti due stele che ospitano alcune importanti riflessioni di Primo Levi e di Vittorio Foa, accanto alle quali sono state poste venti sedute in marmo che offrono la possibilità, per coloro che transitano in questo luogo, di soppesare i vari concetti che i due noti scrittori hanno voluto esprimere.
Sappiamo che questa Loggia è un luogo simbolo della Resistenza milanese, tanto che il nostro sindaco ha espresso l’auspicio che gli studenti delle nostre scuole possano sostare qui, in questo ampio spazio, ove si respira anche aria di cultura e non solo.
Ricordiamo che, nel 1953, il Comune di Milano ha voluto ricordare qui il sacrificio di diversi concittadini allestendo diciannove lastre in bronzo, sulle quali sono stati incisi i loro nomi. Si tratta di partigiani, lavoratori arrestati nel 1944, deportati e anche ebrei che non sono più ritornati in patria dai campi di sterminio nazisti.
Riteniamo in ogni caso utile citare le profonde frasi scritte da Levi e da Foa. Iniziamo con quelle di Levi, risalenti al 1976, tratte da “Se questo è un uomo” e riportate sulla prima stele: “Occorre essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia con i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà. E’ meglio rinunciare alle verità rivelate, anche se ci esaltano per la loro semplicità. E’ meglio accontentarsi di altre verità più modeste e meno entusiasmanti, quelle che si conquistano faticosamente, a poco a poco e senza scorciatoie, con lo studio, la discussione e il ragionamento, e che possono essere verificate e dimostrate.”
Ecco quelle di Foa, tratte da “Il cavallo e la Torre” (1991), incise sulla seconda stele: “Oggi per me si è antifascisti quando si rispetta l’Altro, quando non si pretende di distruggerlo e nemmeno di assimilarlo, cioè di ridurre il suo pensiero, la sua identità, al nostro pensiero, alla nostra identità. Antifascismo è, per me, l’ansia di intervenire contro l’ingiustizia, piccola o grande che sia, di intervenire contro ogni minaccia alla libertà.”