La rivoluzione nel mondo del lavoro di cui parla Paolo Iacci nel suo libro non ha nulla a che vedere con movimenti collettivi guidati da ideali politici e sociali ma emerge soprattutto a livello individuale. In altre parole, non ci si oppone più al capitale o all’impresa per ragioni ideali tutti insieme ma ogni lavoratore per conto suo cerca di ridefinire le regole del gioco.
Questa rivoluzione individuale e silenziosa è soprattutto orientata alla ricerca di un maggiore sviluppo personale e professionale, al raggiungimento di un significato, di un senso che dia valore al proprio ruolo, mentre la fidelizzazione nei confronti dell’impresa tende sempre di più a passare in second’ordine.
C’è il pericolo che in questo contesto prevalga il disimpegno e l’apatia e che si assista a una vera e propria disconnessione emotiva nei confronti delle istituzioni e, quindi, anche delle imprese che non sono più in grado di garantire continuità e sicurezza, di fronte a persone che si sentono sempre meno coinvolte e ingaggiate.
Il libro offre una guida pratica per affrontare questi nuovi fenomeni con strategie e politiche innovative per evitare che le imprese possano avere problemi nel controllare e orientare il futuro, perdendo di vista la valorizzazione delle persone che vi lavorano.
Qualche dato recente dà l’idea di quali cambiamenti ci attendano per il futuro. Saranno 170 milioni i nuovi posti di lavoro che, secondo il Future Job Report 2025 del World Economic Forum, nasceranno entro il 2030 grazie a innovazione tecnologica, transizione ecologica, ed evoluzione demografica. Allo stesso tempo, saranno circa 92 i milioni di posti di lavoro che scompariranno. Ci aspetta, insomma, una rivoluzione alla quale i giovani, che si accingono a entrare nel mondo del lavoro, devono farsi trovare preparati, e i meno giovani, che invece sono cresciuti con modelli organizzativi molto diversi, devono adattarsi per non soccombere.

Paolo Iacci nel suo saggio si sofferma anche su un concetto importante come quello dell’engagement. Cosa si intende in sostanza per engagement? E’ la possibilità per il lavoratore di partecipare attivamente e proattivamente alle attività dell’impresa in cui opera. Non si tratta di mera soddisfazione personale ma è una connessione emotiva con l’organizzazione di cui fa parte, in cui entrano in gioco la passione e il senso di appartenenza. E’ solo un indicatore del benessere di un’azienda ma a lungo termine ne determina il successo.
Quanto conta l’aspetto psicologico in questo ambito? Moltissimo. Quando si perdono di vista gli ideali collettivi entrano con forza nella valutazione del rapporto di lavoro aspetti personali e psicologici. Le aziende non possono più ignorare l’importanza di una cultura del benessere a 360°, anche sul lavoro: serve una risposta strutturata. È proprio qui che ciascuna realtà può fare la differenza, promuovendo ambienti di lavoro che sostengano il benessere psicologico. E qui si inseriscono anche le politiche di welfare e gestionali, oltre che gli aspetti della formazione, del change management, della comunicazione interna, ecc.
E questa rivoluzione silenziosa di cui parla Iacci nel suo libro riguarda anche la selezione, il recruitment, l’emergenza salari, la flessibilità del lavoro. E non ultimo il ruolo del management che in qualche caso mostra una certa negligenza, accidia o debolezza.
Insomma la rivoluzione è sempre pericolosa ma quando è silenziosa, forse, lo è ancora di più. Perché, come dice lo stesso Iacci, se il silenzio prende il sopravvento e le voci critiche sono ignorate o soffocate “il risultato può essere una catastrofe”.
La rivoluzione silenziosa Quando le persone ridisegnano le regole – Egea Edizioni – Paolo Iacci – euro 19,90