La stagione autunnale della Galleria Monica De Cardenas è stata inaugurata con una mostra dal titolo “Il dono”, che resterà aperta fino al 16 novembre, e che vede protagonisti due artisti di livello internazionale, tra l’altro, amici tra loro: lo svizzero Uwe Wittwer, le cui opere sono esposte presso la Tate a Londra, e di recente anche presso il Metropolitan di New York, e Slawomir Elsner, polacco d’origine ma che vive a Berlino, vincitore del Premio Otto Ritschl per il colore, i cui lavori sono presenti in molte collezioni private.
Le opere di Wittwer e di Elsner, acquerelli e dipinti ad olio – alcuni di grandi dimensioni, realizzati proprio per questa occasione espositiva – per la particolare sensibilità verso il ricordo e il mistero, sembrano lo strumento adatto per affrontare i temi della storia e della memoria nell’arte (concetti che stanno a cuore ad entrambi gli artisti), rileggendo opere di un grande pittore del passato come Caravaggio.
In questa circostanza, l’attenzione viene posta su tre opere in particolare del grande pittore milanese: la famosissima Canestra di frutta, la Cena di Emmaus e il Ritratto di cortigiana (di cui si conserva solo una foto perché l’originale è andato distrutto nel 1945).
Per farlo i due artisti ricorrono a strumenti che mettono in dubbio le idee estetiche tradizionali e servono per dare ai fruitori la possibilità di porsi in un approccio critico rispetto al passato, lasciando che le immagini da essi rielaborate rievochino, con leggerezza, e forse con un certo gusto per la provocazione, i grandi capolavori, stimolando un ricordo senza però imporlo.
Il lavoro dei due artisti in qualche modo si immerge nella profondità della memoria collettiva, permettendo di apprezzare certi capolavori da angolazioni diverse e per così dire inattese. Che questo tipo di arte serva a stimolare nello spettatore un diverso pensiero critico è fuor di dubbio. Quello che conta non è tanto l’idea di dare una visione alternativa a ciò che riteniamo di conoscere già in quanto archiviato dalla nostra memoria piuttosto verificare come tali lavori possono nascondere prospettive nuove.
Non ci si limita da parte degli artisti a rappresentare tali capolavori in chiave diversa e originale ma l’intento è quello di vivificarne il contenuto, decontestualizzandoli, invitando a riscoprirli, a non fermarsi alla superficie. Un modo per navigare nella storia e nella memoria condivisa dell’arte per una visione più profonda dei messaggi che certe opere sono in grado di veicolare.
Wittwer nei suoi dipinti con acquerelli e carboncino, immerge ogni immagine in una specie di ricordo che diventa vago, sfuggente e nel contempo ambiguo e misterioso. Elsner con i suoi soggetti fuori fuoco, compie quasi un’operazione astratta, e lo fa utilizzando acquerelli e matite colorate.
Così facendo, le loro opere ci pongono domande scomode. Che effetto fa ancora dentro di noi l’arte del passato, quella di Caravaggio in particolare? Cosa ricordiamo in particolare? Cosa abbiamo trascurato? Perché e quali emozioni suscitano anche oggi? Domande che questi artisti ci costringono in qualche modo a farci e non è poco.