Il canale ebbe il merito e lo possiede tuttora, di deviare le acque del fiume Ticino per poter facilitare l’irrigazione di numerosi appezzamenti terrieri lombardi. Nasce in località Maddalena, una frazione di Somma Lombardo (Varese), e sfocia nell’Adda dopo un percorso di 86 chilometri, fattore che lo qualifica al secondo posto ita come corso d’acqua artificiale, davanti al Canale Cavour, ma dopo il Canale Emiliano Romagnolo.
L’ingegner Eugenio Villoresi, che già in gioventù intendeva aiutare gli agricoltori lombardi in periodi in cui le piogge erano scarse, arrivò a concepire un’opera idraulica che non era mai stata progettata prima. Egli partiva dalla sua innata fede cattolica per continuare con il suo senso di caparbietà lombarda nonché con uno intenso sguardo al filantropismo sociale.
Ma il suo sogno era proprio quello di irrigare le terre di Lombardia, collegando il Ticino all’Adda. Un progetto che un pronipote dello stesso Villoresi, Valerio, ha voluto proporre nel suo interessante libro “Il mormorio del mare”, prendendo spunto dalle vicende storiche della seconda metà dell’Ottocento, quando una divisione tra esistenza rurale, alta e media borghesia e aristocrazia era ancora molto accentuata. In ogni caso, il suo libro è un fulgido omaggio a colui che progetto’ un innovativo canale d’irrigazione.
Eugenio Villoresi scrisse nel suo testamento che nessuno dei suoi figli doveva accedere ai proventi del Canale, ma gli unici beneficiari di tale opera dovevano essere soltanto i contadini. E va ricordato che, in occasione dei 140 anni del Villoresi, il Comune di Milano ha spostato, dopo opportuno restauro, la statua dedicata ad Eugenio in piazza Leonardo Da Vinci, sede del Politecnico. Qui è ritornata con giusto e doveroso rispetto la figura di Eugenio Villoresi.