di Carlo Radollovich
A seguito di diverse rapine effettuate da malviventi italiani poco oltre il confine con il Canton Ticino, nei pressi di valichi non presidiati da guardie di confine, Bellinzona ha proposto a Berna di chiudere tali valichi durante le ore notturne, confidando che la relativa applicazione possa avvenire in tempi brevi.
Una mozione in tal senso, sottoscritta dalla leghista Roberta Pantani, è stata esaminata nei giorni scorsi dal Consiglio elvetico degli Stati. In sostanza, gli svizzeri desiderano ritornare alle “dogane chiuse” per i valichi di minore importanza, così come avveniva sino all’anno 2009.
Come previsto, è già scattata una protesta da parte dei sindaci italiani, temendo che tali misure, qualora le stesse venissero ufficialmente varate, possano ripercuotersi negativamente sui movimenti dei nostri frontalieri, senza considerare le lunghe code che si formerebbero presso i valichi rimasti aperti. E’ infatti plausibile ritenere che si creino notevoli problemi in tema di viabilità locale.
Tutti i Comuni situati attorno a Mendrisio hanno inviato una dettagliata e circostanziata lettera a Berna, chiedendo tra l’altro interventi immediati che prevedano pure l’aumento degli effettivi delle guardie confinali. Da prime stime effettuate, si calcola che sia necessaria la neoassunzione di un centinaio di guardie.
Il governo elvetico ha preso in esame la richiesta avanzata dai ticinesi e il ministro delle Finanze svizzero ha precisato che sarà avviato uno studio particolare relativo all’eventuale chiusura notturna dei valichi meno importanti.
Ovviamente, il provvedimento sarà oggetto di negoziazione con l’Italia e si prevede che i tempi non saranno brevi. Facile comunque immaginare le conclusioni qualora le misure auspicate dagli svizzeri andassero in porto:
per i frontalieri ladri o balordi che siano, si riscontrerà sicuramente una diminuzione dei crimini, ma per i frontalieri onesti, intenti a svolgere quotidiani compiti di lavoro, si verrebbero a creare continui e pesanti disagi.