I palloni aerostatici furono i primi, come si sa, a consentire all’uomo di sfidare la forza di gravità e di librarsi finalmente in volo, come già ipotizzava Leonardo da Vinci nei suoi studi.
Il primo “lancio” di un pallone ad aria calda, con equipaggio a bordo, venne effettuato a Parigi nell’ottobre del 1783 per merito di Jacques-Etienne Montgolfier anche se, in tale occasione, l’aerostato veniva trattenuto a terra da una fune. Un mese più tardi, tuttavia, egli ascendeva liberamente in compagnia del chimico Jean-François Pilature de Rozier, lo sfortunato protagonista del primo incidente “aereo” della storia, avvenuto nel giugno 1785, in cui perse la vita.
Nel nostro Paese, pioniere del volo aerostatico fu il giovane conte Paolo Andreani (1763 – 1823), primo milanese e primo italiano nell’impegnarsi in questo settore completamente nuovo. Per la costruzione della mongolfiera si era rivolto ai fratelli Agostino e Carlo Gerli, abili imprenditori nelle più svariate attività, sostenendo una spesa di ben 4000 zecchini.
Fu realizzato un pallone di 1000 chili più il peso di tre persone e del combustibile (legno di betulla e trementina), tela foderata di carta, 25 metri di diametro.
In Paolo era forte lo spirito d’emulazione nei confronti di Montgolfier, sostenuto anche dall’entusiasmo che aveva suscitato tra diverse dame e damigelle, le quali avevano già coniato per lui l’appellativo “giovane conte dell’aria”.
La mattina del 13 marzo 1784, tutto era pronto per l’ascensione con partenza dalla villa di campagna di suo fratello a Moncucco di Brugherio. Salirono con lui i fratelli Gerli e molti curiosi, giunti a Moncucco da ogni parte, erano pronti ad applaudire calorosamente questa affascinante impresa.
Il volo durò 25 minuti e si seppe che Paolo si spinse sino ad un’altezza di 400 metri circa.
Paolo Andreani avrebbe potuto spingersi ben oltre, ma la nebbia si stava purtroppo infittendo, cosicché fu costretto ad atterrare con un certo anticipo nei pressi della cascina Seregno a Caponago.
Ricevette complimenti da tutti, persino dal cardinale Angelo Maria Durini, letterato e mecenate delle arti, il quale gli dedicò un’ode in latino. Ma tutta Milano parlava sempre più di Andreani e si mostrava entusiasta per la straordinaria impresa compiuta.
Ma quali furono gli applausi prolungati che gli procurarono le più forti emozioni ? Appena affacciandosi al suo palco, da mesi disertato, al Teatro alla Scala, il pubblico, gli orchestrali e tutti gli artisti gli tributarono una grande ovazione e lo acclamarono calorosamente.
La soprano Anna Morichelli, al termine della serata, volle cantare in suo onore un pezzo tratto dall’opera “Alsinda”, di Nicola Antonio Zingarelli.
In seguito, trasferitosi in Francia (a Nizza), ammalato e gravato da molti debiti, Paolo Andreani avrà forse pensato, con molta nostalgia, a quel volo straordinario che gli diede immensa notorietà.
Carlo Radollovich