di Carlo Radollovich
Sembra di proiettarci nel Medio Evo se pensiamo ai percorsi che i pellegrini d’un tempo compivano, con la finalità di volersi meglio concentrare sulla religione e la fede in particolare, recandosi a Roma o in altri luoghi ove pregare sulle tombe dei Santi.
Ma oggi si fa altrettanto se consideriamo che oltre trentamila pellegrini, in un solo anno, attraversano boschi e campagne sulle cosiddette “vie storiche”, percorrendo a piedi tratti di sentiero quasi sempre molto lunghi. La provincia di Pavia, con tutto il suo ampio verde, dispone di “strade” che sono state recuperate in questi ultimi anni e messi a disposizione degli interessati con tanto di adeguata sicurezza.
Al centro di questi percorsi di comunicazione per viandanti e non solo (persone attualmente motivate da riflessioni di ordine religioso, ma anche attratte da un sano turismo del tutto particolare) si trova la Via Francigena, che i vecchi testi ci indicavano come “percorso sicuro” per raggiungere Roma, successivamente le Puglie e poi eventualmente la Terra Santa su apposite imbarcazioni.
Questa costituisce ancora oggi un’importante tappa italiana che si incrocia, tra l’altro, con la Transromanica, i Cammini di San Michele e di Sant’Agostino.
Per quanto riguarda quest’ultimo Cammino, si pensi che sul suo tracciato sono disseminati ben cinquanta Santuari e che vengono attraversate le province di Varese, Bergamo, Monza, Milano, Pavia.
In questo momento l’attenzione è concentrata particolarmente sull’Oltrepo Pavese, poiché in tale verdissimo territorio si incrociano centinaia di chilometri tra vie storiche e semplici Cammini. Sottolineiamo che diverse associazioni si stanno interessando non soltanto per recuperare integralmente queste strade, ma anche per renderle appetibili sotto il profilo turistico, attrezzando i percorsi con appositi ostelli, o altro, al fine di offrire ristoro ai viandanti.
Un valido recupero è rappresentato dalla via che affianca il torrente Staffora e che un tempo rappresentava uno dei più facili collegamenti tra la Valpadana e il mar Ligure. A proposito di recuperi, si ritiene che entro due o tre anni si otterranno concreti risultati. Nel frattempo si stanno approntando le Carte dei Sentieri e ciò costituirà un’ottima base per assicurare opportuni e necessari orientamenti di percorso.