di Ugo Perugini —–
Dall’1 al 15 novembre, presso l’Art Gallery dell’Hotel 38 si terrà la mostra personale di Clara Woods, intitolata “L’amore vince tutto”.
Si può parlare di arte quando a dipingere è una ragazzina di 13 anni? Probabilmente no, anche se il grande Picasso sosteneva che “tutti i bambini sono degli artisti nati, il difficile sta nel restarlo da grandi.” Certamente Clara Woods rappresenta un caso unico, che va analizzato con attenzione.
Dopo un ictus prenatale, Clara sembra condannata a restare poco più di un vegetale. E invece avviene il miracolo: risponde bene alle cure di riabilitazione e, anche se non riesce a parlare, comprende tre lingue e trova il modo di esprimersi attraverso la pittura. Da più di un anno ha iniziato la sua “carriera” di pittrice, studiando presso l’Associazione PaidArt. Ha già esposto in diverse mostre in Italia e all’estero ottenendo un buon successo di critica e di pubblico.
L’arte e i bambini
Sappiamo tutti quanto sia importante per i bambini potersi esprimere, giocando con pennelli e colori. E’ un’esperienza fondamentale perché consente di liberare la loro creatività e sensibilità, sviluppando al contempo un senso artistico, cioè il gusto per la bellezza, l’armonia delle cose. Per i bambini, l’approccio al disegno, all’utilizzo dei colori, alla ricerca delle forme arriva ben prima della necessità di verbalizzare attraverso il linguaggio. Sono i segni primitivi, quasi archetipici, che si manifestano in modo inconscio.
A questo riguardo, ci torna in mente l’affermazione di Corrado Ricci quando diceva a proposito dell’arte infantile che “i bambini ritraggono non la realtà per come la vedono ma per come la percepiscono”, cioè ponendo attenzione a ciò che loro più interessa e che desiderano, tanto che il disegno può diventare anche uno strumento diagnostico utilizzato anche in campo psicoanalitico.
A maggior ragione, per chi come Clara non può parlare e nella pittura non mette solo il piacere del gioco creativo ma anche l’esigenza incoercibile di comunicare, con un linguaggio diverso dal consueto ma altrettanto efficace per chi lo sa interpretare.
Il valore dell’espressione artistica
Lo ripetiamo: è difficile stabilire se i lavori di Clara abbiano un valore artistico. Se per un ragazzo normodotato sono esperienze allo stato puro che coinvolgono mente, corpo e cuore, ma hanno la forma di esercizi e sperimentazioni, per Clara sono decisamente qualcosa di più.
Dipingere per lei significa entrare in un mondo di conoscenze, di relazioni, di connessioni e l’arte è un pretesto (nel senso di una cosa che viene prima della spiegazione testuale) per scoprire culture, per conoscere, per raccontare e condividere emozioni e sensazioni, per inventare e inventarsi sul pentagramma di una vita non certo uguale a quella di tutti gli altri.
Quel che è possibile dire è che Clara ha una predisposizione spiccata per la pittura. Nelle sue pennellate riconosciamo lo sforzo ma soprattutto la forza di dare senso alla sua comunicazione, di trovare un collegamento con chi le guarda, e insieme la sua capacità di rielaborare conoscenze e informazioni non in modo pedissequo o rituale ma cercando di esserne protagonista con i propri limiti e le proprie incertezze.
Arte per scoprire le fonti primigenie
Guardando i lavori di Clara Woods, sembra di tornare alla radice della figurazione, a un’arte infantile ma carica di senso, contigua a una certa arte popolare, spontanea e primitiva di cui parlava il grande studioso di questo tema, Carlo Ludovico Ragghianti, nella sua ricerca per scoprire le fonti primigenie dell’espressione artistica.
Lo conferma anche il fascino di Clara per la pittura di Frida Kalo, anch’essa dolorosamente colpita nel corpo (affetta da spina bifida, poi vittima di un grave incidente), che va oltre il sentimento di umana fratellanza per arrivare a condivisioni anche più profonde, radicate in una incontenibile positività, fatta di esuberanza e vitalità.
Comunque sia, i lavori di Clara Woods sono opere che vanno osservate con attenzione e che, al di là di certe interpretazioni, toccano in ognuno di noi corde sensibili, che però non devono fermarsi alla superficie, o annullarsi in atteggiamenti compassionevoli – non lo vorrebbe nemmeno l’artista – devono piuttosto farci comprendere la sua grande forza interiore, la sua gioiosa determinazione a vivere comunque una vita piena.
La Mostra all’Hotel 38 – via Canonica 38 – resta aperta dalle 8 alle 22. Per lunedì 4 novembre alle ore 18 e 30 è prevista la vernissage