di Carlo Radollovich
La ben nota troika è da considerarsi superata e un rasserenamento delle relazioni tra Atene e Berlino potrebbe essere avviata tramite il “Bruxelles-Group”, formato da Ue, Fondo monetario internazionale, Banca centrale Europea e Fondo salva Stati Esm (European stability mechanism).
Tuttavia, mentre le discussioni stanno prendendo corpo (con al centro la precarietà e la criticità dell’economia greca) ecco riapparire sul tavolo delle trattative un vecchio fantasma che, settanta anni dopo la fine del secondo conflitto mondiale, vorrebbe richiedere un rimborso per danni di guerra.
Ma c’è di più. Il fantasma prende le sembianze del ministro ellenico della Giustizia, il quale minaccia di sequestrare alcuni beni tedeschi che si trovano in Grecia.
Berlino si era già fatta viva su questa delicata questione affermando che la vicenda doveva considerarsi chiusa sulla base di quanto stabilito a suo tempo dai tribunali internazionali. Ma Atene rilancia segnalando tra l’altro che i costi riconducibili a quattro anni di occupazione tedesca con relativi danneggiamenti, nonché i rimborsi per le decine di persone morte a seguito di un eccidio perpetrato dalla Wermacht in Beozia, non sono mai stati effettuati. Insomma, a conti fatti da parte greca, si reclama l’incasso di un’ingente somma pari a 300 miliardi di euro circa.
Berlino risponde in modo chiaro e fermo, affermando che le compensazioni sono già avvenute sia sotto il profilo legale sia sotto l’aspetto politico. Si sottolinea inoltre che la richiesta di Atene avrebbe il solo compito di distogliere l’attenzione dai problemi reali che si stanno affrontando. Insomma, una vera e propria perdita di tempo.
L’irritazione espressa da parte tedesca è senza dubbio alta. E la Grecia rischia di inimicarsi proprio il Bundestag, l’organo che dovrà essere arbitro circa la regolamentazione dei piani di aiuti destinati ad Atene.
Trattandosi di vicende peraltro superate da decenni, ci si attende che Atene faccia un passo indietro a proposito delle ventilate richieste di danni. A tutto vantaggio del clima che, come molti si augurano, possa essere costruttivo, nell’interesse della Grecia stessa.