di Irma Silletti
Ciò che mi ha colpito maggiormente nella lettura di questo volume è che non si tratta del solito libro di cucina con ricette, spunti culinari e consigli tecnici. Ad attirare l’attenzione del lettore non è soltanto la bontà di un determinato piatto o il tempo medio di preparazione. Con questa premessa, dunque, il grado di difficoltà che rende accessibile una pietanza, tanto ad aspiranti chef quanto a timidi dilettanti, non è la priorità di questo volume.
Edito da Saint George Library, l’ambizioso progetto rappresenta il primo volume all’interno dell’Enciclopedia delle ricette del Mediterraneo, collana che consentirà agli autori di proseguire il lavoro di esordio intrapreso sulla regione Basilicata, estendendo il progetto, per il futuro, ad altre regioni italiane e all’area mediterranea in generale.
Bernardo e Di Loreto ripercorrono le tradizioni culinarie dei nostri nonni con ricette estremamente semplici e sobrie, rispettose della natura, dello stile di vita dei suoi abitanti e dei cicli stagionali, in grado di assicurare la disponibilità o meno di un prodotto, insieme alla sua genuinità.
Gli autori, dunque, attraverso consigli pratici e semplici, cercano di riportare in vita antichi saperi oggi in disuso, vecchie abitudini che per le donne del passato rappresentavano regole consolidate, oggi sostituite da una cucina veloce, “globalizzata” e priva di un’identità distintiva e caratteristica.
Sarà proprio una critica alla cultura omologante del fast-food, tanto cara alle multinazionali e agli interessi economici di molti, a rendere la collaborazione tra gli autori, lucana lei e milanese lui, un interessante connubio tra genuinità e gusto, naturalità e conoscenza, tradizione e innovazione. Lo spirito di riscoperta del passato e una nuova collocazione offerta alla Dieta Mediterranea vogliono rappresentare una difesa della biodiversità in netto contrasto al modello produttivo imperante.
Il volume rappresenta un’alternativa allo standard culinario a cui siamo abituati ma, soprattutto, fa emergere lucidamente le condizioni di comodo attraverso cui imprese alimentari multinazionali, “controllando l’intero ciclo alimentare, dalla produzione alla raccolta, dalla lavorazione alla commercializzazione dei prodotti, decidono cosa coltivare e, attraverso la pubblicità, che cosa consumare”. Soltanto puntando sulle interazioni tra cibo-salute-agricoltura-territorio sarà possibile includere il concetto di qualità nel nostro benessere quotidiano.
Maggiori info: http://www.nutrisanitalia.com