Morto Luigi XII re di Francia (1462 – 1515) sembrò che alla nostra città venisse concessa una valida pace per almeno cinque anni. Ma quando Carlo V, re di Spagna dal 1516, e papa Leone X, suo alleato, andarono a ripescare l’ultimo degli Sforza per dare una parvenza di autonomia allo Stato milanese, le cose non parvero essere rimesse su un binario giusto.
L’ultimo degli Sforza, ossia Francesco II, secondogenito di Ludovico il Moro e di Beatrice, si mostrò energico e avveduto del fratello Francesco I malgrado le sue condizioni di salute non fossero proprio al meglio. Francesco I, per la verità, sembro’ riscuotersi militarmente, ma la sua resistenza di strenuo combattente si infranse sotto le mura del Castello di Pavia (febbraio 1525).
Il povero Milano (la città verrà citata al maschile sino alla fine dell’Ottocento) precipitò questa volta in un quinquennio luttuoso anche perché il cancelliere sforzesco Girolamo Morone non riuscì a riscattare il ducato dall’occupazione straniera.
Ma ecco che venne riportato in scena Francesco II, il quale, seppure malconcio a livello fisico, possedeva orgoglio e certezze molto più pronunciate rispetto al fratello. Oltretutto, la “bonarietà” degli elementi naturali sembrava soccorrere il suo impegno a non cedere mai.
In effetti, le pestilenze si erano acquietate, le stagioni apparivano migliorate sotto il profilo atmosferico e i lupi erano rientrati nei loro territori. Francesco II era persino riuscito ad occuparsi di arti e di lettere. Fu anche in grado di limare certi balzelli e a rimettere ordine tra vecchio e nuovo sistema di circolazione della moneta.
Le strutture amministrative venivano regolate ex novo e va ricordato che, con Luigi XII, il Senato milanese aveva preso piede e questa istituzione diventò il fulcro di parecchie risoluzioni. Purtroppo, con il 1535, moriva l’ultimo Sforza, il quale si spegneva senza dare eredi al ducato.