di Ugo Perugini
Dal 2 ottobre nelle sale
E’ l’anno di Leonardo (sono 500 dalla sua morte) e bisogna rendergli onore. Ci provano un po’ tutti e il cinema è senza dubbio l’ambito dove la figura del genio da Vinci può emergere meglio.
Riprodurre la genialità però non è facile, perché in quanto tale sfugge, svicola, non si lascia descrivere facilmente, ma se ci metti sound adeguato, immagini evocative e suggestive, e una bella faccia da attore dallo sguardo intelligente, allusivo e un po’ strafottente il gioco sembra fatto.
Sembra, perché, il Leonardo di Luca Argentero, diretto da Jesus Garces Lambert nel film “Io, Leonardo”, occorre dirlo da subito, non riesce a coinvolgere in pieno il pubblico. Forse per l’atteggiamento che assume, che è proprio quello del genio incompreso e un po’ arrogante, presuntuoso e altero, che cerca spiegazioni e giustificazioni per ciò che fa (anche di emendabile), alla ricerca continua della perfezione, a costo di non rispettare i tempi stabiliti per la realizzazione delle opere che gli commissionano. Sempre ansioso di spingersi più in là, verso un oltre che fatica a trovare, distratto come è dalle mille cose (idee, invenzioni, soluzioni) che la sua mente curiosa, instancabile e in continua ebollizione, gli chiede ossessivamente. Anche se la dimensione di Leonardo come innovatore nell’ambito delle tecniche e come ricercatore assiduo di processi di automatizzazione attraverso l’ideazione delle sue macchine, nel film viene messo in secondo piano.
Quello che ha risalto è il Leonardo artista che supera il Maestro, Verrocchio, quello del progetto dell’enorme cavallo di bronzo che avrebbe dovuto rappresentare il monumento equestre a Francesco Sforza, su cui lavorò più di dieci anni senza portarlo a termine. Il Leonardo della Monna Lisa, dell’Ultima Cena, dell’uomo vitruviano e del suo significato di armonia e proporzione, ecc.. Anche se c’è il Leonardo che si prende i rimbrotti dal padre (sei troppo lento) e da Ludovico il Moro (per la mancata realizzazione del monumento equestre).
La nostra epoca, bisogna dirlo, è molto diffidente nei confronti dei cosiddetti “geni”. Forse, addirittura non riesce a riconoscerli o ne ha paura. L’aurea mediocritas che bolla le nostre esistenze non contempla questo genere di persone. Da qui il rifiuto. Ma Leonardo è un personaggio inquieto che contrasta con l’atteggiamento apparentemente sicuro di sé dell’attore che lo impersona. E, infatti, il vero Leonardo, uomo, genio ma anche creatura fragile e piena di dubbi e paure, emerge solo nel finale. Quando egli si dedicherà a disegni nei quali descrive la natura come una forza apocalittica che distruggerà il mondo. Arriverà a dire: “Corpi senz’anima per se medesimi si moveranno, e porteran con seco innumerabile generazione di morti, togliendo le ricchezze a’ circunstanti viventi”. Non si è mai ben compresa questa parabola finale della vita di Leonardo, ma nel film la trovata della bufera che disperde le carte nel suo tavolo di lavoro ci sembra una soluzione adeguata e tutto sommato condivisibile.
Una annotazione ci viene dal curatore della parte scientifica del film Pietro C. Marani: si è voluto uscire dagli schemi del Leonardo vecchio saggio, coi capelli bianchi scomposti, così come rappresentato dal suo presunto autoritratto che si trova a Torino, per puntare su una persona più giovane e bella. Mentre la voce narrante, quella di Francesco Pannofino, più pulita e meno carica di quando fa i doppiaggi degli attori famosi, si rivolge con il “tu” al genio, accompagnandone le vicende dalla nascita alla fine.
Il film, una produzione film d’arte Sky con Progetto Immagine e Lucky Red, sarà nelle sale italiane dal 2 ottobre. Guardate il trailer: https://youtu.be/T23nUlnnbq0