di Carlo Radollovich
La riunione ad alto livello che avevamo preannunciato in data 10 novembre si è regolarmente svolta ieri, con la presenza, tra gli altri, del ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, del ministro per la Pubblica amministrazione Marianna Madia, del commissario unico per Expo Giuseppe Sala, del commissario di Padiglione Italia Diana Bracco e del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone.
Purtroppo, contrariamente alle aspettative, nessuna decisione è stata presa circa la “partenza” definitiva della realizzazione del ben noto Albero. Si terrà quanto prima una nuova riunione. Raffaele Cantone, infatti, attende ancora di poter esaminare le dettagliate carte relative al progetto, non ancora pervenutegli. Diana Bracco ha comunque precisato che l’originale progetto di Marco Balich è stato abbandonato anche se, per il concept e la progettazione artistica, gli verrà versato un quid da parte della Coldiretti, senza che Expo sostenga ulteriori aggravi. L’Albero rispecchierà diverse semplificazioni rispetto a quanto ideato in origine e risulterà meno complesso. La spesa di realizzazione sarà comunque di 3,5 milioni circa di euro, a cui si dovranno aggiungere altrettanti costi per le tecnologie applicate, quali i giochi di luce e di colore (2 milioni verrebbero versati da uno sponsor, la Pirelli).
Ovviamente, si dovranno lanciare nuovi bandi per valutare l’offerta più conveniente e si ritiene che ciò non possa accadere prima di metà ottobre. Chiudendo la gara verso fine novembre, come si suppone, si provvederà ad aggiudicarli all’impresa vincitrice e i lavori inizieranno verosimilmente subito dopo Natale. Secondo un programma concordato e opportunamente sottoscritto, l’Albero dovrebbe essere eretto per fine febbraio per poi applicarvi la parte tecnologica. Insomma, un’autentica corsa contro il tempo per questo simbolo dell’Expo che non dovrebbe subire altri intoppi.
Sull’accidentato percorso di tale Albero, vale la pena di riferire i commenti decisamente secchi dell’ambasciatore di Expo, Vittorio Sgarbi il quale afferma tra l’altro che, considerando l’opera, “(…) inutilmente dispendiosa e simbolo di un’Italia che non esiste (…), è inutile scomodare i bronzi di Riace”.
Pure l’uomo della strada si interroga sull’effettivo valore artistico dell’opera anche se si augura che, per il bene dell’Expo, tutte le complicanze sorte per la creazione di questo simbolo, non disgiunte dal suo alto costo effettivo, possano alla fine sciogliersi e ricomporsi positivamente.