Intervista a: Isabella Cecchini, direttore Dipartimento Salute, GfK Eurisko
di Stefania Bortolotti
Dottoressa, le ragazze di oggi sembrano essere molto più colte e indipendenti rispetto a soli 20 anni fa, si delinea in pratica un nuovo “modello femminile” che vede la donna più protagonista delle proprie scelte.
Quali sono i fattori che hanno influito in questa evoluzione dello stile di vita?
Nell’ultimo ventennio si è verificato un cambiamento profondo nel modo di essere donna. Potremmo sintetizzare così questa rivoluzione: una crescita del protagonismo delle donne che sono riuscite ad integrare il ruolo sociale e lavorativo dimostrando quanto maggiori, rispetto ai maschi, siano la loro sensibilità, empatia e capacità di reagire alle sfide che la società attuale impone. A tutto ciò hanno contribuito da un lato l’accresciuto livello di istruzione, oggi sono molte di più le donne che arrivano a un diploma di scuola superiore o a una laurea, dall’altro l’acquisizione di competenze pari a quelle degli uomini. Epocale è il mutamento sui temi matrimonio e amore, vissuti non più come obiettivi di un progetto di vita ma, anzi, percepiti con una perdita del valore intrinseco da sempre ad essi attribuito in passato. Le giovani donne hanno mantenuto e accresciuto, più degli uomini, la capacità innata di relazionarsi agli altri e di occuparsi dell’altro, dimostrando di essere in grado di mediare la relazione. Allo stesso tempo esse hanno acquisito anche maggiori competenze riguardo alle tematiche della salute, della prevenzione, dell’estetica e del prendersi cura di sé attraverso una metamorfosi, “dal fuori al dentro”, perché mai come oggi essere belle e in forma è espressione della propria vitalità, del sentirsi vive, vitali e protagoniste. La giovane donna oggi non delega più alla famiglia e al partner, ma è centrata su se stessa: quanto più forte è il pericolo che avverte attorno a sé dovuto all’incertezza, alla precarietà lavorativa e alla crisi economica, tanto più porta avanti il progetto di sé e allontana di conseguenza la famiglia, progetto rimandato nel tempo. La conseguenza diretta di questo “nuovo” modello femminile, ha un risvolto molto pratico: il mondo che ruota loro attorno (lavoro, servizi, famiglia, partner, sessualità e contraccezione) richiede maggiore semplificazione, più flessibilità, in pratica deve adattarsi di più alle esigenze e al contesto richiesto dal modello femminile attuale. La necessità di semplificazione diventa pressante in special modo nell’ambito della vita sessuale e nella scelta del metodo contraccettivo che deve essere semplice e comodo.
Un maggiore impegno sia dal punto di vista lavorativo che familiare in che modo ha influito sull’interesse delle donne per il proprio benessere fisico? Quanto tempo e quanta attenzione investono le giovani donne per prendersi cura di sé?
Può apparire quasi un paradosso il fatto che nonostante le donne siano più attente alla cura di se stesse, l’aumentata complessità del loro vivere quotidiano porti via non solo tempo da dedicare a se stesse, ma renda disponibili meno risorse economiche. Malgrado questo, le donne vogliono poter essere in salute e in forma senza togliere troppo tempo agli impegni quotidiani. Numerose indagini ci dicono che è cresciuta la cultura del benessere personale, c’è più attenzione al proprio corpo e alla salute, tanto che sono 2 milioni e mezzo in più rispetto agli anni passati le donne che si occupano di questi aspetti. Le motivazioni sono diverse: c’è una maggiore conoscenza dovuta all’incremento della comunicazione e delle campagne di prevenzione su questi argomenti, c’è maggiore consapevolezza, in particolare su aspetti riguardanti l’attività fisica, la corretta alimentazione, il fumo, l’utilizzo di creme per preservare il benessere del corpo e del viso. Un’ora e mezzo al giorno, dicono le indagini GfK Eurisko, è lo spazio che le donne dedicano alla cura di sé nell’arco dell’intera giornata, ancora esiguo se messo a confronto con le 7 ore complessive dedicate a figli, casa e spesa, e all’ora e mezza che gli uomini dedicano agli hobby. Ciononostante, le donne di oggi si vogliono bene e in mancanza di riferimenti esterni, sono fermamente intenzionate a costruire un progetto di vita che parta dalla propria persona.
Alla luce di questa evoluzione degli stili di vista come è cambiato il rapporto con la sessualità?
Questo è un punto molto delicato. L’evoluzione che ha coinvolto la donna in questi ultimi anni da una parte ha aperto la strada a quella che chiamiamo “l’adultizzazione” precoce, senza però che sia supportata da presupposti importanti dal momento che sembra venir meno il ruolo genitoriale, indispensabile alla crescita affettiva e relazionale delle ragazze. I dati che possiamo valutare, ci dicono che il sesso per tre ragazze su quattro è “molto” importante ma un quarto delle giovani donne riferisce di sentirlo come un obbligo. L’80% delle donne dichiara di aver avuto un rapporto sessuale negli ultimi tre mesi, in media 6 rapporti al mese. Si tratta comunque di una sessualità i cui atteggiamenti sono in parte condizionati, a detta delle interessate, dall’educazione ricevuta. Appare evidente una difficoltà dei genitori a parlare di questi argomenti che per la famiglia sono ancora tabù. Dunque le giovani scoprono precocemente il sesso ma senza un’adeguata preparazione. La sessualità e il sesso vengono vissuti in maniera più naturale di un tempo con il rischio però di diventare scontati. La sessualità è vissuta in modo superficiale, non come scelta ma piuttosto come necessità sociale, è una sessualità che ha ben poco di emotività e affetto, denotando scarsa maturità affettiva in parte dovuta alla precocità d’inizio in parte ai contenuti. Complice, in questo scenario, l’abdicare del ruolo educativo dei genitori, fin troppo simmetrici ai figli, simmetria che non favorisce un’individuazione di sé e della propria unicità e identità (anche sessuale), in quanto aspetti che richiedono un percorso di confronto, individuazione ed anche contrapposizione. Ecco allora una sessualità vissuta molto superficialmente, senza costruire legami duraturi, poco responsabile, il che spiega quel 40% di giovani donne che non usano alcun metodo contraccettivo e quello scarno 18% utilizzatore di pillola che si rivela uno strumento poco congeniale alla protagonista della società attuale, se a oltre un quarto delle ragazze è capitato, come dichiarano, di dimenticarla nell’ultimo mese.
L’adultizzazione precoce e la difficoltà di affrontare in famiglia il tema della sessualità che ripercussioni hanno nell’approccio delle ragazze alla contraccezione?
Se l’accesso alla scoperta della sessualità è rapido e immediato, per quel che riguarda la contraccezione sussiste un atteggiamento altrettanto, se non di più, superficiale a causa della mancanza di educazione e conoscenza sul tema specifico. Quasi una ragazza su due ha rapporti sessuali senza usare alcun metodo contraccettivo, questo la dice lunga sull’entità del problema. C’è poi una preoccupante sottovalutazione dei rischi di restare incinte e di malattie a trasmissione sessuale. La figura materna come fonte di acculturazione sui metodi contraccettivi è secondaria, il ginecologo è presente ma arriva dopo le prime esperienze sessuali. Solo un 20% delle giovani considera la mamma come fonte di informazione rispetto alla contraccezione. Naturalmente le ragazze “sanno” che ci sono diversi metodi contraccettivi, il problema è far entrare queste conoscenze, di cui si parla poco in famiglia e che sono spesso insufficienti, nei comportamenti quotidiani. Nel contesto di una vita frenetica nella quale la donna è sempre più protagonista delle proprie scelte e della propria sessualità, il metodo contraccettivo deve essere al passo con questa evoluzione: assecondare i ritmi di vita, comodo e facile da usare, con minimi effetti collaterali.
Dottoressa, per concludere, parliamo di sessualità e comunicazione: come e con chi parlano di sesso oggi le giovani ragazze se non affrontano la tematica all’interno della famiglia?
Solo una ragazza su quattro si rivolge alla mamma per avere informazioni in fatto di sesso e metodi contraccettivi. A questa assenza di dialogo in famiglia sopperisce la enorme disponibilità di tecnologie. Internet è al primo posto (75%), seguito dal partner (54%) e dal ginecologo (51%), dopo ci sono le amiche, le riviste e, in ultima posizione, le madri e la televisione. Le modalità con cui le donne ne parlano sono diverse a seconda dell’interlocutore, il ginecologo però resta per tutte la figura di riferimento centrale.