di Donatella Swift
Torniamo a parlare di violenze da parte di studenti nei confronti degli insegnanti. Lo spunto è dato dagli ennesimi casi di cronaca avvenuti in due istituti superiori di Alessandria e di Parma.
Nel primo episodio un’intera classe – una prima – è stata sospesa per un mese in quanto accusata di aver legato con dello scotch una docente ad una sedia deridendola e picchiandola. Allo sdegno generale per l’episodio, la sospensione dei ragazzi da molti insegnanti della stessa scuola è stata vista come una pena irrisoria, si aggiunge il particolare che la vittima, una docente di ruolo che stava sostituendo una collega per un breve periodo, soffra di un lieve disagio fisico – motorio. Di conseguenza non si può parlare solamente di bullismo, bensì anche di accanimento nei confronti di un soggetto impossibilitato a difendersi adeguatamente.
Nel secondo caso, avvenuto a Parma, un ragazzo ha reagito ad un rimprovero di un insegnante prendendolo a testate e rompendogli il setto nasale, la prognosi è di 15 giorni.
Sono tanti gli interrogativi che mi sono posta nell’apprendere come per l’ennesima volta i docenti siano rimasti vittime di episodi di denigrazione oltre che di spregio nei confronti di una categoria che evidentemente viene additata come “sfigata” al di là dei singoli momenti in cui sono avvenuti. In primo luogo mi sono chiesta, leggendo i vari commenti e le diverse interviste, come sia possibile che in molti, dai genitori agli stessi dirigenti scolastici, tendano comunque a minimizzare atti di questo tipo. E ancora, come sia possibile che a fronte di un crescendo valchiriano di fenomeni di questo genere, si reputi esemplare se non risolutiva una sospensione di appena un mese, ma con obbligo di frequenza e pulizia dei cestini delle altre classi – questa la punizione per i ragazzi di Alessandria. Ma il mio sdegno si è vieppiù allargato nell’apprendere che lo stesso dirigente scolastico di Alessandria abbia minimizzato l’episodio affermando che la professoressa non è stata oggetto di botte e vessazioni fisiche, ma “solo” derisa ed insultata. Quel “solo” mi ha fatta davvero inviperire…come se lo sbeffeggiamento di un essere umano, ancor prima di un docente, sia da ritenersi una cosa di poco conto, una mera formalità. Se un domani un ragazzo dovesse entrare in classe con un’arma si sentirebbe legittimato perché tanto vorrebbe “solo” mettere un po’ di paura alla classe? Poi ho iniziato a darmi qualche risposta, e così sono arrivata alla conclusione che il dirigente scolastico, pur di salvaguardare il numero delle iscrizioni nel proprio istituto, è disposto a tutto, per il buon nome della scuola. Quanto poi all’ondata di buonismo che in genere accompagna tali episodi, come avvenuto anche per l’insegnante campana qualche tempo fa o anche proprio nel caso della docente di Alessandria, temo proprio che sia in atto una sorta di diktat interno alle scuole in questione, in buona sostanza i docenti coinvolti sarebbero sotto stretta osservazione delle rispettive strutture, invitati pertanto quasi a porgere l’altra guancia.