lunedì, Dicembre 23, 2024
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Disturbo primario del linguaggio

Un identikit in 10 punti del Disturbo Primario del Linguaggio (DPL), diffuso dalla Federazione Logopedisti Italiani (FLI) in occasione…

…della settima Giornata Internazionale della consapevolezza (20 Ottobre), aiuta a definire una problematica dall’alto impatto socio-relazionale e assistenziale. In Italia soffre di DPL un bambino su 14, pari al 7.6% della popolazione generale. Non tutti riescono però ad accedere alle cure, prevalentemente riabilitative, ad opera di logopedisti professionisti. Le difficoltà correlate al DPL più facilmente identificabili riguardano la lettura e la scrittura; tuttavia, le conseguenze possono coinvolgere i rapporti sociali, dove le difficoltà di conversazione e di interazione con i coetanei espongono spesso i bimbi e gli adolescenti ad atti di bullismo, con conseguenze sugli stati umorali ed emotivi che comportano un aumento del rischio di ansia e depressione, rispettivamente 6 e 3 volte superiore. Ecco perché è importante fare luce su questo disturbo del neurosviluppo, con 10 punti, elaborati dalla società internazionale sui disturbi del linguaggio (RaDLD, radld.org), e diffusi in Italia dalla FLI:

1. Una persona con DPL può raggiungere il successo scolastico, professionale e sociale se riceve un buon supporto;

 2. Chi ha un DPL non sembra diverso dagli altri e il disturbo può non essere subito evidente;

3. Imparare a leggere si basa sulle capacità linguistiche, che sono il problema principale per le persone con DPL;

4. Una persona con DPL ha difficoltà di linguaggio non di intelligenza;

5. Il DPL interessa lo sviluppo di tutte le lingue parlate da una persona;

6. Anche se lo sviluppo del linguaggio è la principale area di difficoltà, il DPL può spesso accompagnarsi a difficoltà in altre aree dello sviluppo;

7. La ricerca indica che gli adolescenti con DPL traggono beneficio da un supporto specialistico per incrementare le loro capacità di linguaggio;

8 Il DPL interessa persone di tutti i popoli del mondo e di tutte le classi sociali;

9. Nonostante l’alta prevalenza, l’esatta causa del DPL è ancora sconosciuta e può essere ricorrente nella famiglia e influenzato dalla genetica;

10. Il DPL è una condizione che dura tutta la vita.

La FLI invita dunque Istituzioni, esperti e famigliari a una azione di sensibilizzazione alla conoscenza del DPL Materiale informativo destinato a famiglie, insegnati, professionisti sociosanitari è disponibile sul sito della FLI: www.fli.it

“Il Disturbo Primario del Linguaggio – spiega Tiziana Rossetto, presidente della FLI – è la difficoltà ad acquisire, capire ed usare il linguaggio senza che vi sia una causa apparente, come compromissioni sensoriali, disfunzioni motorie o altre condizioni mediche, non riconducibili a disabilità intellettiva o a ritardo globale. I sintomi difficilmente riconoscibili se non da un esperto rendono tardiva e difficoltosa la diagnosi, soprattutto nelle forme più lievi: ancora troppi bambini e bambine non ricevono pertanto un adeguato supporto. Questi ed altri fattori contribuiscono a definire il DPL una ‘disabilità nascosta’ caratterizzata da manifestazioni molto eterogenee che vanno da importanti difficoltà nella realizzazione dei suoni del linguaggio, a un vocabolario ridotto o all’uso di frasi poco elaborate. In alcuni casi il bambino o la bambina può addirittura fare fatica ad intrattenere una conversazione, associate a difficoltà di tipo espressivo, di produzione e/o di comprensione del linguaggio”.

“Il DPL – prosegue Francesca Mollo, logopedista FLI – colpisce in tutto il mondo indipendentemente dalla lingua parlata, è una condizione clinica complessa che richiede un approccio mirato e tempestivo. Il mancato riconoscimento delle difficoltà e di trattamento precoce può, infatti, avere ripercussioni sul benessere socio-relazionale ed emotivo in età infantile, scolare e adulta: un linguaggio poco fluido può causare la derisione da parte dei compagni. Alcuni studi riportano un’incidenza maggiore di bullismo, con percentuali che tendono a diminuire in caso di bambini con buona comprensione delle proprie emozioni. Lo stato emotivo di chi ha il DPL è piuttosto fragile, con probabilità 6 volte superiori di manifestare ansia e 3 volte maggiori per depressione. Inoltre, le difficoltà di linguaggio si accompagnano a quelle di lettura, ortografia e matematica, compromettendo il rendimento scolastico e quindi la riuscita nel mondo del lavoro: gli adulti con una diagnosi di DPL tendono a svolgere mansioni poco qualificate e a non essere assunti a tempo pieno”.

“Per questo è importante identificare precocemente le difficoltà linguistiche e garantire un supporto attraverso una presa in carico riabilitativa tempestiva – prosegue Ilaria Ceccarelli logopedista FLI –.  Nonostante oggi il ritardo nelle prime acquisizioni del linguaggio sia uno dei motivi più frequenti di consultazione dei logopedisti e delle logopediste nel periodo precoce dello sviluppo, i tempi per accedere alle strutture sanitarie sono molto elevati, sia per la diagnosi che per la riabilitazione: molti bambini e molte bambine non ricevono ancora un intervento tempestivo nelle finestre temporali critiche e spesso, anche nel contesto scolastico, non sono adeguatamente sostenuti. Da qui il nostro appello alle istituzioni, ai clinici, ai famigliari a unirsi in una azione condivisa di sensibilizzazione e conoscenza sulle necessità e gli ancora troppi bisogni non risolti di questo disturbo”.

“È inoltre importante ricordare – conclude Anna Giulia De Cagno, vicepresidente FLI – che, con diversa espressività, il DPL accompagna l’individuo lungo tutto il corso della sua vita e quindi è opportuno favorire l’utilizzo di strategie facilitanti non solo durante i primi della scuola, ma anche nel corso degli studi successivi e dell’università, e creare ambienti adeguati anche nei luoghi di lavoro, condividendo strategie efficaci, utili ad un pieno inserimento lavorativo”.

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