Ci troviamo vicini alla chiesa di San Simpliciano, a Milano, la quale sorge sulla piazza omonima, a due passi da corso Garibaldi, la cui costruzione venne iniziata nel IV secolo. Si ricordano alcuni aneddoti di parecchi anni fa, ma di uno in particolare si sente ancora parlare da qualche anziano.
Premettiamo che, attorno al 1600, animali di piccola taglia facevano la loro comparsa tra le vie polverose di quel tempo, in pratica quasi alla periferia milanese. Tra cagnolini, gatti e qualche esemplare di topo addomesticato, faceva bella mostra di se’ anche un capretto di color nero, il quale si era forse ingolosito da piccoli ciuffi d’erba verdissimi, che forse avevano attivato la sua …fame.
Dopo aver brucato non poco, il capretto si sentì sazio e, senza dubbio assopito dal grande caldo, pensò bene di mettersi in cerca di un angolino fresco. Fu così che, senza essere visto da nessuno, entrò nella chiesa, si sdraiò tra le panche e si addormentò beatamente.
Arrivata la sera, il sagrestano compiva il suo solito giro nel sacro tempio. Svuotò le cassette delle offerta, spolvero’ di fretta l’altare, si accertò che il portone centrale fosse ben chiuso e non si accorse purtroppo dello strano ospite che si era appisolato tra le panche.
Tuttavia, nel mezzo della notte, il capretto si risvegliò. Spaventato dal buio che circondava il suo “giaciglio”, si mise a circolare per la chiesa senza vedere un minimo di luce. Incespicò più volte e ad un certo punto andò a cacciarsi tra le funi che che erano collegate con le campane.
Ancora più atterrito del solito, incominciò a dimenarsi tra le numerose corde e si trasformò, senza volerlo, in un autentico campanaro notturno. Si svegliò’ tutto il vicinato e si chiesero se fosse scoppiato un incendio o addirittura se una grandinata potesse essere sul punto di scoppiare.
Ma anche il sagrestano si rivesti’ in tutta fretta, svegliò il curato ed entrambi si diressero nella torre campanaria per accertare il motivo di questo assordante scampanio. Videro spuntare delle zampe di capra e si misero a gridare “E’ giunto il diavolo, E’ giunto ill diavolo” ricordandosi che alcuni pittori avevano dipinto il demonio con zampe di caprone…
Ma il povero capretto, sfinito dopo essersi tanto dimenato, emise un lungo belato che sorprese il sagrestano, il curato e le persone accorse assai allarmate. Ma resisi conto di quanto capitato, scoppiarono tutti in una grande risata e rientrarono a casa decisamente risollevati…
E da quell’istante, solo gatti e cagnolini poterono liberamente circolare nei pressi della chiesa.