lunedì, Dicembre 23, 2024
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L’ARCIPRETE DATEO E IL PRIMO ORFANOTROFIO MILANESE

di Carlo Radollovich

Nel Medio Evo, le madri che non avevano il coraggio di affidare il proprio bambino, indesiderato, a qualche ricca famiglia, decidevano spesso con struggente rammarico di consegnare il prezioso fardello a qualche comunità religiosa. Un sacerdote della nostra città, l’arciprete Dateo, volle ufficializzare quest’ultima prassi, garantendo soprattutto ai poveri trovatelli un rifugio sicuro e un nutrimento costante. E in data 22 febbraio 787 lasciò il seguente testamento in cui si afferma tra l’altro: “Io Dateo, arciprete della Santa Chiesa milanese, con l’aiuto della divina misericordia, intendo stabilmente fondare in Milano un brefotrofio come opera di santa pietà cristiana”.

Ma come arrivò a tale decisione il generoso Dateo ? Tutto ebbe inizio quando un giovane ufficiale, appartenente all’esercito dei Franchi, si innamorò di una nobile longobarda. Purtroppo, tra le due comunità esisteva una ininterrotta inimicizia, tale da sconsigliare severamente non soltanto matrimoni, ma anche possibili nascite. Sarebbe nato presto il bambino frutto dell’amore tra i due e la povera ragazza, non godendo di buona salute, mise al corrente l’arciprete di tutta la sua non facile situazione. E il giovane ufficiale, sconvolto e spaventato per questo inaspettato stato di cose, non certo per vigliaccheria, decise di ritirarsi nella lontana abitazione dei suoi genitori.

Quando Dateo apprese della morte della ragazza, avvenuta per complicazioni durante il parto, si diede subito da fare per sistemare il bambino. Una brava donna, una certa Danimea, figlia di un duca longobardo, accettò di buon grado l’incarico con immensa felicità. Ma questo stato di contentezza durò ben poco perché le autorità locali accusarono di alto tradimento il padre di Danimea e il fidanzato di nome Giovanni. Il primo fu rinchiuso in carcere ove presto morì, mentre Giovanni decise di lasciare Milano.

La povera Danimea, temendo conseguenze anche su di lei, decise di varcare la soglia di un convento assieme al bambino. Giovanni, che risiedeva a pochi chilometri dalla città, ritornò sui suoi passi quando seppe che la ragazza si era trincerata in convento. Ma il suo rientro a Milano fu notato da un ufficiale franco, tanto che scattò il suo arresto mentre stava rendendo visita a Danimea. Tuttavia, Giovanni non si lasciò intimidire, sfoderò la spada e iniziò prontamente un duello con l’ufficiale.

Il fidanzato di Danimea ebbe la meglio e l’ufficiale, insanguinato ma ancora cosciente, fissò il suo sguardo sul bimbo che la ragazza teneva in braccio e sulla copertina che lo avvolgeva. Come non riconoscerla ? Era la stessa che metteva in evidenza lo stemma del suo casato. Con il poco fiato che gli rimaneva, chiese spiegazioni a Giovanni e a Danimea, i quali confermarono l’intera storia, compreso il vivo interessamento dimostrato da Dateo. Non sussistevano più dubbi: si trattava con tutta certezza di suo figlio.

Volle che l’arciprete fosse convocato e decise di lasciare a lui tutte le sue sostanze per la cura degli orfanelli. Grazie a tali beni, Dateo fece costruire un orfanotrofio, accanto al quale fece erigere una chiesetta per battezzare tutti i trovatelli ospitati.

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