di Carlo Radollovich
Transitando per piazza Oberdan (a pochi metri da Porta Venezia), ci imbattiamo in due colonne dall’aspetto misterioso e vorremmo subito domandarci quali origini possano avere. Che siano resti di un antico tempio? O forse tronconi di una costruzione non portata a termine? Si tratta semplicemente di camini…nascosti, al cui interno sono presenti alcuni condotti di scarico per i fumi provenienti dalle caldaie ubicate nei sotterranei.
Sveliamo prontamente l’arcano. Sotto piazza Oberdan si trovano i bagni pubblici denominati “Albergo Diurno Venezia”, oggi in fase di restauro, la cui costruzione iniziò nel 1925 e a cui si accede dalla scala che conduce alla metropolitana, tra viale Vittorio Veneto e corso Buenos Aires. Per la verità, in origine gli accessi erano altri due: uno verso via Tadino e un secondo che venne eliminato in occasione degli scavi della stazione M1.
La concessione del “Diurno” era stata convenuta in anni trenta, dopodiché sarebbe divenuto proprietario il Comune di Milano, con tutti le varie pertinenze. Il progetto del “Diurno” fu elaborato dal ben noto architetto e urbanista Piero Portaluppi (1888 – 1967), autore tra l’altro della Casa degli Atellani in corso Magenta e restauratore della chiesa Santa Maria delle Grazie, che aveva subito notevoli danni a seguito dei pesanti bombardamenti avvenuti nel corso del secondo conflitto mondiale.
L’elegante progetto di Portaluppi prevedeva circa trenta stanze da bagno (tra cui alcune lussuose), sei cabine per doccia, dieci toilette, una banca, cabine telefoniche e pure un deposito per biciclette. Sulla piazza era prevista la realizzazione di un monumento dedicato al patriota triestino Guglielmo Oberdan, ma non se ne fece nulla.
In attesa che i restauri possano essere completati, ricordiamo che il FAI, una volta al mese (data da prefissare) apre il “Diurno” al pubblico, con opportune visite guidate, mentre il salone può essere utilizzato per l’effettuazione di eventi.