lunedì, Novembre 18, 2024
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CURIOSA VICENDA VISSUTA DA UN ARCIVESCOVO DI MILANO

di Carlo Radollovich

Angilberto II, a capo dell’arcidiocesi milanese dall’anno 824 all’859, si trovava alla testa di una foltissima processione che si stava dirigendo verso la basilica ambrosiana. Ad un tratto, si accorse di avere smarrito l’anello che da tempo portava al dito.

Non si trattava di un comune gioiello, ma era considerato preziosissimo perché Angilberto vi aveva fatto incastonare un dente appartenuto a Sant’Ambrogio, espressamente asportato dalla salma del grande arcivescovo. Terminate le funzioni religiose, furono date precise istruzioni ai fedeli affinché l’anello potesse essere ritrovato nel più breve tempo possibile.

Dopo alcune ore, una vecchietta, curva sotto il peso degli anni e dai capelli bianchissimi, si presentò al prelato. Gli rivolse un breve saluto, si inginocchiò e pronunciò con tutta semplicità la seguente frase: “Cerchi l’anello dove era stato trovato”. Poi sparì immediatamente, facendo perdere qualsiasi traccia di sé. Chi era in realtà la vecchina dai capelli candidi come la neve? Da dove proveniva?

Angilberto parve molto turbato per quella breve apparizione e delegò un sacerdote affinché il corpo di Sant’Ambrogio venisse prontamente riesumato. Poche ore dopo venne accertato che il dente si trovava al suo posto, e cioè nella mascella di Sant’Ambrogio.

All’arcivescovo non fu difficile intuire il messaggio lanciato dal grande santo: una sorta di precisa ammonizione affinché eventuali profanazioni sul suo corpo non venissero più effettuate. Come proteggere la salma per il futuro? Venne deciso di custodirla presso la basilica a lui dedicata e dove ancora oggi si trova, affiancato dai due grandi martiri Gervasio e Protasio.

Un artista dalle grandi capacità, ossia un orafo assai esperto, di nome Volvinio, cesellò in oro un altare di grande pregio, ammirato e apprezzato da tutti i milanesi.

Ma chi era in realtà quella vecchina che pregò il vescovo di cercare il dente in un posto ben preciso? Molti fedeli, venuti a conoscenza del fatto, ritennero miracoloso l’intervento della nonnina e alcuni ritennero che fosse la reincarnazione della sorella maggiore di Sant’Ambrogio, Santa Marcellina, nata nel 330 e deceduta nella nostra città nell’anno 400.

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