di Ugo Perugini
Tutti conosciamo il successo del culturismo, cioè di quella disciplina che tramite continui allenamenti ha lo scopo di potenziare la muscolatura delle persone. I muscoli che queste persone curano e allenano con pervicacia sono quelli esterni, ben visibili, che guizzano rapidi sotto la pelle (non per nulla l’origine latina della parola muscolo, significa piccolo topo).
Qualche volta, però, noi ci dimentichiamo di avere un altro muscolo (il più importante di tutti) protetto da una gabbia (quella toracica) che non smette di pulsare per tutta la vita, cioè il cuore, al quale dovremmo dedicare la massima attenzione e allenare continuamente perché è tradizionalmente il luogo di spiritualità ed emotività, icona universale dell’amore, in tutte le forme possibili.
Ma, qualche volta, soprattutto nei tempi un po’ troppo pragmatici che stiamo vivendo, ce lo dimentichiamo. E lo teniamo chiuso in gabbia, abbiamo paura a mostrare i nostri sentimenti, ad esternarli, quasi temessimo di apparire più deboli, più esposti. E allora dobbiamo chiedere aiuto agli artisti, che sono una genia di persone che è capace di esprimere sentimenti ed emozioni, in varie forme come la pittura, la scultura e la parola.
E’ ciò che è avvenuto presso l’Art Studio dell’Hotel 38, domenica sera, quando si è svolto il vernissage della mostra collettiva “Natale con il cuore…”, che resterà visibile fino al 21 dicembre prossimo.
Elenchiamo gli artisti presenti che hanno esposto le loro opere di pittura, scultura: Diana Forassiepi, Luigi Lanaro, Amalia Cangiano, Marzia Mucchietto, Francesca Bagnoli, Marilde Magni, Eugenia Harten, Evelina Schatz, Daniela Barzaghi, Nadia Magnabosco, Fernanda Fedi, Franca Munafò, Mavi Ferrando, Silvia Cibaldi, Armanda Verdirame, Pino Lia, Davide Majorino, Cristina Ghiglia, Marco Donghi, Ludovico Calchi Novati, Serena Rossi, Anna Finetti, Anna Garau, Francesco Companoni, Celina Spelta, Fabio Ceschina, Genny Milani e Chiò.
Osservando i loro lavori si capiscono i diversi approcci al tema. Ora affrontato in modo diretto, ora simbolico, ora immaginifico, ora realistico, ora astratto. Ricordiamo che la versione stilizzata del cuore era già diffusa nel Cinquecento e ha trovato poi infinite applicazioni fino ai giorni d’oggi. In ogni caso, questo simbolo vuole cogliere gli aspetti più significativi del nostro rapporto con i sentimenti, spesso difficili da esprimere a parole.
Ecco, perché abbiamo comunque sempre bisogno delle parole per capire l’amore. E l’evento presso l’Art Gallery dell’Hotel 38, proprio per questo motivo, è stato accompagnato da un simpatico reading di poesie scelte sul tema. Dopo la breve presentazione di Silvia Cibaldi, sono state recitate diverse liriche di poeti, più o meno famosi, ma tutte centrate sul tema del cuore.
Da Amelia Rosselli (L’inferno della luce era l’amore…) a E.E. Cummings (“un tuo minimo sguardo mi aprirebbe senza alcuna difficoltà anche se mi sono chiuso come si chiudono le dita di una mano”), da Frank O ‘Hara con le sue poesie piene di verve e arguzia (“Mio cuore, Non piangerò tutto il tempo/non riderò tutto il tempo/non preferisco una tendenza all’altra”) fino al milanesissimo Franco Loi (“Dentro la parola persa io mi perdo…”), lette da Roberto Ferdani, per finire con liriche di Neruda e Verlaine, lette da Mimma Pasqua.
Oltre ai classici, era presente anche un poeta in carne ed ossa, Paolo Quarta con una sua poesia che esordisce così:” Osservo nel silenzio/ non batto, non pulso, non ho voglia di faticare./osservo, soltanto, nel silenzio più assoluto del tuo petto”. La poesia è stata letta dall’attrice Rita I. Giacchetti che ha anche recitato la bella favola di Marina Chiò sul polpo, che come sappiamo di cuori ne possiede ben tre!
Da parte nostra, non possiamo fare a meno, per finire, di citare una frase famosissima della grande poetessa premio Nobel nel 1996, Wislawa Szymborska, che fa capire in poche parole come i nostri cuori abbiano bisogno di dialogare, di interloquire continuamente, per separare il dolore dal non dolore, per capire e farsi capire: “Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”.
Insomma, ascoltiamo il nostro cuore e quello degli altri. Persone a noi vicine ma anche quelle più lontane. E’ il modo migliore di festeggiare il vero spirito del Natale.