di Stefania Bortolotti
Il verbo ‘spignattare’ fino a qualche anno fa veniva usato esclusivamente in cucina col significato di “darsi da far intorno ai fornelli per cucinare”. Oggi, però, spignattare ha assunto anche un altro significato, quello di “creare cosmetici in casa”, e ha dato origine a una costellazione di neologismi da esso derivati, primo fra tutti “spignattatrice” cioè “colei che spignatta. Le spignattatrici trovano e scambiano in rete le “ricette” per creare creme, smalti, lucidalabbra e altro ancora, nell’ottica di una filosofia ‘green’ che suggerisce di rinunciare a comprare prodotti di bellezza costosi o nocivi nei negozi per abbracciare una cosmesi genuina ed economica, in cui le materie prime siano state tutte scelte con cura e rispetto per l’ambiente. Ma siamo sicuri che sia così semplice?
“I prodotti fatti in casa presentano rischi che sfuggono a quanto stabilito e sanzionato nel Regolamento 1223/2009 in materia di cosmetici – ha affermato l’avvocato Alexia Ariano in occasione del 40° congresso della Società italiana di medicina estetica (SIME) del Maggio scorso a Roma – il fenomeno delle “spignattatrici” nasce da internet, ma parte dalle aziende, che da un lato hanno creato dei prodotti personalizzabili che possono essere in parte “assemblati” a casa dal consumatore e dall’altro hanno esasperato l’interesse per il ‘green’ usando strategie di marketing”.
Da qui un fenomeno parallelo, una sorta di concorrenza casalinga composta da un piccolo esercito di appassionate, che su blog e canali Youtube divulgano ricette di prodotti cosmetici a un seguito discretamente nutrito di persone che le riproducono. Sembrerebbe una pratica tutto sommato innocente, ma non è così: “è un modo di fare cosmetica che rischia di presentare problemi per l’utente, per la sua sicurezza – continua l’avvocato − sono prodotti fatti con ingredienti comprati online, che non possono essere correttamente valutati da chi non possiede solide competenze, che presentano problemi di conservazione, stabilità, rischio di contaminazione e di provocare allergie. I cosmetici “fai da te” possono poi avere risvolti sgradevoli soprattutto se vengono regalati a terze persone: in questo caso (poiché si va a minare la sicurezza altrui) si rischiano conseguenze penali. Occorre una seria riflessione sulle insidie nascoste nel rapido evolversi del mercato cosmetico on-line, cercando risposte rapide ed efficaci in grado di fronteggiare le insidie che uno sviluppo costante richiede”.
“I cosmetici non sono più pozioni magiche – ha commentato il Professor Emanuele Bartoletti Presidente della SIME – Per complessità, studi scientifici e indicazioni possono quasi essere paragonati a un farmaco. E come un farmaco dovrebbero essere prescritti. La scienza cosmetica ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e possiamo tranquillamente affermare che esiste un cosmetico ormai per ogni sfumatura di pelle. Ma proprio per questo, la cute deve essere studiata prima di prescrivere un cosmetico. Il check-up cutaneo, una valutazione che fa parte del check-up di Medicina Estetica, permette al medico di studiare a fondo la cute e di realizzare una prescrizione cosmetica che possa ripristinare al meglio l’equilibrio cutaneo del paziente. Fondamentale per la prevenzione e la correzione dell’invecchiamento”.