martedì, Dicembre 24, 2024
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IL CORAGGIO DI FRIDA

di Stefania Bortolotti

Frida Kahlo affermò sempre di essere nata nel 1910, l’anno d’inizio della Rivoluzione messicana. Le piaceva dire così poiché si sentiva profondamente “figlia” della rivoluzione di quell’anno e del Messico moderno. Da bambina sentì gli spari dei combattimenti in strada, proprio di fronte alla casa di famiglia, la “Casa Azul” (Casa Blu), che sopravvive quasi intatta in quello che fu il “pueblo” di Coyoacan (una delegazione di Città del Messico), la casa dove Frida Kahlo nacque (in realtà nel 1907), dove visse con il grande amore della sua vita Diego Rivera, ma anche i giorni dolorosi della malattia e dove morì.

Frida fu sempre una rivoluzionaria. Dal padre, il fotografo di origine ungherese e di famiglia ebraica Guillermo Kahlo (la madre era Matilde Calderón y González, benestante messicana di origini spagnole e amerinde), aveva appreso non tanto i rudimenti dell’arte fotografica, ma la capacità di guardare, con precisione visionaria, oltre l’immagine esteriore del reale. Questa stessa lezione le derivava anche dalla sua prima e importante malattia, la poliomielite, che l’aveva colpita a cinque anni, costringendola nove mesi a letto e lasciandole la gamba destra irrimediabilmente danneggiata.

Nel 1922, Frida si iscrive alla “Escuela Nacional Preparatoria”, con l’intenzione di studiare medicina. La sua intelligenza, il suo fascino le permettono di inserirsi facilmente in quell’ambiente prevalentemente maschile. Nella stessa “Escuela Preparatoria” incontra quello che sarà non solo l’uomo della sua vita, ma anche una delle fonti decisive per l’affiorare della sua vocazione pittorica. Nel 1922 Diego Rivera sta appunto dipingendo nell’auditorium della scuola il suo primo murales, “La Creacion”. Frida, poco più che quindicenne, dovette restare affascinata dalle mastodontiche immagini che quell’ometto tarchiato andava tracciando.

Frida e Diego si sposano nel 1929. Diego è l’uomo pubblico, capace di gesti provocatori e clamorosi (per esempio il suo rapporto tormentato con il Partico comunista), l’impenitente e sfrontato dongiovanni, il muralista dei grandi temi sociali e nazionali. Ma Frida progressivamente ribalta quel rapporto di inferiorità e di soggezione rispetto a Diego che ai suoi stessi occhi di pittrice giovanissima e appena esordiente dovette sembrare naturale e fa della sua pittura uno strumento di dialogo profondo con Rivera (oltre che con se stessa), trasfigurando nei suoi dipinti tante scene del loro lungo rapporto amoroso.

Via via che Frida acquisisce sicurezza e va guadagnandosi riconoscimenti, Diego Rivera – il sicuro protagonista della scena artistica messicana, l’incorreggibile seduttore di donne celebri – dovrà accettare non solo le frequenti relazioni della moglie con uomini e donne, ma dopo appena un anno di divorzio la pregherà di consentire a un nuovo matrimonio nel 1940, al quale lei porrà come condizione di continuare a vivere separati anche per avere ognuno i propri spazi “da artista”.

Alcune foto dell’epoca, sorprendentemente, ci restituiscono non la Frida Kahlo irsuta e spettrale dei suoi tanti autoritratti, ma piuttosto la donna reale, inaspettatamente rotonda e seducente, avvolta in uno dei suoi abituali vestiti indigeni, in quei tempi considerati eccentrici per donne della sua classe, e con una delle sue fantasiose acconciature. Ma tutto questo si sarebbe verificato solo qualche tempo dopo il loro fugace incontro davanti a “La Creacion”. Prima che i due artisti si incontrassero di nuovo e potessero intraprendere insieme questo percorso, doveva verificarsi l’altro evento decisivo nella vita di Frida.

Il 17 settembre 1925 (all’età di 18 anni), mentre tornava a Coyoacan dal centro, Frida è vittima di un terribile incidente: l’autobus in cui viaggia che si schianta contro un tram. Una sbarra di metallo le attraversa il ventre e nell’urto resta ferita gravemente alle gambe, al bacino, al tronco e soprattutto alla colonna vertebrale. La sua difficile convalescenza comporta mesi di immobilità a letto, in cui inizia a dipingere, spinta dal padre. Per tutta la vita il dolore sarà per lei un compagno costante, e dovrà subire più di trenta operazioni. “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio” affermò. Nei suoi autoritratti Frida Kahlo esibisce il suo petto straziato e il suo viso sofferente.

Nonostante l’apprezzamento per la sua opera manifestata da André Breton e da altri pittori surrealisti (Duchamp, Mirò, Picasso, tra gli altri) Frida dichiarerà che la sua pittura non aspira che a una rappresentazione realistica della propria realtà. Il suo dispiacere maggiore fu quello di non aver avuto figli. La sua appassionata (e all’epoca discussa) storia d’amore con Rivera è raccontata in un suo diario. Ad agosto 1953, per una infezione esitata in gangrena, le fu amputata la gamba destra. Morì di embolia polmonare a 47 anni nel 1954. Fu cremata e le sue ceneri sono conservate nella sua Casa Azul. La sua attività artistica troverà grande rivalutazione dopo la sua morte, in particolare in Europa con l’allestimento di numerose mostre.

Casa Azul
Casa Azul

A Città del Messico, la “”, il “Frida Kahlo Museum” si trova – come accennato – a Coyoacán, uno dei quartieri più belli e antichi di Città del Messico a sud della capitale. È una casa meravigliosa, semplice e bellissima, con muri colorati, luce e sole, piena di vita e di forza interiore come fu la sua proprietaria. La storia. Rimasto solo, Rivera aveva donato la “Casa Azul” al popolo messicano, ma solo un anno dopo la sua morte avvenuta nel 1957, il governo la trasformò nel museo che accoglie le più importanti opere della Kahlo, nonché opere di Rivera, José María VelascoPaul Klee. Rivera dedicò gli ultimi anni della sua vita a far conoscere il lavoro di sua moglie. Pieno d’ammirazione ribadiva: “Frida è la prima donna nella storia dell’arte ad aver affrontato con assoluta e inesorabile schiettezza, si potrebbe dire in modo spietato ma nel contempo pacato, quei temi che riguardano esclusivamente le donne”. Nella “Casa-Museo”, sono conservati anche lettere e scritti dei vari personaggi internazionali amici di Frida e Diego e oggetti quotidiani della vita privata dei due artisti che contribuiscono al loro “mito”. www.museofridakahlo.org.mx/en

 Dove dormire a Città del Messico

Hotel Geneve Mexico City –  www.hotelgeneve.com.mx/en

hotel
Hotel Geneve Mexico City

Eleganza, strutture moderne e servizio eccellente sono le qualità di questo Hotel che ha oltre un secolo di vita. L’architettura della struttura e l’interno ricordano lo stile classico europeo. Passeggiando per l’albergo si possono ammirare oggetti d’antiquariato e opere d’arte che hanno fatto parte della storia di questo “Hotel museo”. Situato nel cuore della Zona Rossa, si trova a pochi passi da uno dei viali più belli del paese, il Paseo de la Reforma, quindi vicino ai centri commerciali, ristoranti, bar, musei, teatri e il distretto storico della città. Le camere sono arredate in stile classico con mobili realizzati a mano in legno di cedro rosso. Ottima e golosa la prima colazione, insomma un’ospitalità “tailor made”

 …e dove mangiare

Taqueria “El Califa” – www.elcalifa.com.mx

Un’atmosfera giovane e informale in questo elegante ristorante, apprezzato per i “tacos”, ovvero “tortillas” arrotolate e riempite di carni arrostite, o verdura o formaggio che qui sono il cibo “cult”. La “tortillas” è una focaccia sottile di farina di mais, cotta tra due piastre roventi, una vera squisitezza.

Messico Info: www.visitmexico.com

 

 

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