lunedì, Dicembre 23, 2024
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Colori e trasparenze: Annalisa Mitrano e Carlo Busetti

di Ugo Perugini #

Si è aperta all’Art Gallery 38, di via Canonica 38, la mostra degli artisti Annalisa Mitrano e Carlo Busetti che resterà aperta (ingresso libero) fino al 23 dicembre. Il vernissage è stato presentato dalla curatrice d’arte Loredana Trestin, titolare dello Studio Divulgarti Consulting.

Viva la diversità. Sempre e comunque. Dalla diversità nascono le emozioni più forti. Dalla diversità nascono le idee migliori. E quando si mettono in mostra due artisti che apparentemente non sembrano avere nulla in comune, la somma matematica delle loro visioni creative, uno più uno, non fa banalmente due, come si potrebbe immaginare; ma tre, quattro, cinque, chi lo sa? Un crescendo di sollecitazioni visive, emotive, che si moltiplicano in modo incontrollato.

Per rendervene conto, fate una prova. Venite all’Art Studio 38 dove espongono la scultrice Annalisa Mitrano e l’artista Carlo Busetti e ve ne accorgerete direttamente. E’ vero, certe volte, le mostre con due artisti tendono ad annullarsi, a fare corto circuito, o si corre il rischio che l’uno fagociti l’altro. Questo non è il caso. Fatte salve le rispettive autorevoli identità artistiche, i mondi che delineano con le loro opere restano intatti, continuano a mandare segnali comunicativi per chi sa coglierli e oltretutto dialogano tra loro. Si danno il cambio, come staffettisti lanciati verso un traguardo sempre più vicino.

Da una parte, quella di Annalisa Mitrano, vincono le sfumature di grigio. Le sue opere generalmente fanno parte di installazioni complete che prevedono anche l’utilizzo del pavimento come base espositiva. In questo caso, comprensibili ragioni logistiche lo hanno impedito. E le sue opere troneggiano isolate ma non meno significativamente autonome. La loro solidità lotta con le trasparenze delle plastiche, con i riflessi degli specchi, con le velature, con le stratificazioni, con i nascondimenti, alla ricerca di una verità sottaciuta, oltre gli squarci, i fori, le sfibrature di dolorose ed esangui ferite.

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A chi le osserva, tali sculture appaiono come muti totem, inquietanti, che però cercano di trasmettere emozioni.  Solo apparentemente algide, come se la lamiera, il legno, il vetro, di cui sono composte, a un certo punto potesse respirare, sospirare, esalasse la sua anima tetra, simile alla nostra quando il tormento la fa accartocciare, tendere allo spasimo su se stessa, col rischio di slabbrarla. Sculture quindi che muovono lo spazio non lo occupano e basta. Questa la loro eccezionale peculiarità.

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I titoli che Annalisa Mitrano dà alle sue composizioni, oltretutto,  ci aiutano a percorrere la strada un po’ impervia della esegesi artistica che la riguarda. Si tratta di punti di riferimento molto eloquenti: La porta stretta di Gide (opera a lato), Simulacro, Arché, ecc. che individuano un itinerario situato tra la spinta verso l’autodeterminazione, il desiderio di apparire e di essere, e la ricerca interiore di energie silenti che si confrontano tra loro in mezzo a conflitti e sofferenze.

Dall’altra parte, quella di Carlo Busetti, vince il colore. Con le sue opere assistiamo al salto dell’arte nella tecnologia. Un salto a pié pari che però non sconvolge, perché i lavori che Carlo Busetti, che si definisce digital painting,  realizza sono il contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, tutt’altro che asettici e freddi, piuttosto un profluvio di colori e di forme che inebriano l’occhio. Insomma l’artista ci dà un assaggio di futuro, che per una volta non mette angoscia.

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Come li realizza questi disegni? Anche questa è una innovazione assoluta. Utilizza l’Ipad come strumento per disegnare, una specie di tavolozza elettronica su cui con le dita o con la penna traccia i suoi disegni, linee, spazi che riempie di colore, mostrando una attenzione particolare all’equilibrio e alla complessiva armonia dell’opera. Si capisce che tutto parte da uno stimolo iniziale, una sollecitazione anche insignificante, un segno vagante che prende vita, e gli serve per rilassarsi, per raggiungere emozioni più profonde come se fosse in una specie di trance creativa. Ecco perché nel suo caso, i titoli da dare alle opere sarebbero inutili, fuorvianti. Ognuno deve poter cogliere le proprie impressioni, le proprie emozioni in una ricerca del tutto personale e, per certi aspetti, appassionante.

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Solo un accenno alle tecniche. Le sue opere sono riprodotte attraverso la stampa digitale su pannelli di alluminio che sono anche utilizzati per il rivestimento delle facciate dei palazzi (non dimentichiamo che Carlo Busetti lavora come ingegnere). Siamo all’arte di frontiera che, come era da prevedere, può facilmente invadere il terreno dell’architettura, del design e da qui arrivare al fashion il passo è molto breve.

D’altra parte, oggi l’arte è soprattutto contaminazione! Carlo Busetti, infatti, ha avuto il coraggio di compiere  questo passo e con l’aiuto della stilista Agata Mottola ha applicato il digital painting, la sua tecnica artistica, direttamente sugli oggetti, nel caso specifico delle borse, facendole diventare vere e proprie opere d’arte, realizzate da clem 33 creations e “tirate” in un numero limitato di copie (33 appunto). Ognuna di esse, giova ricordarlo, è corredata di un certificato di garanzia numerato e firmato, proprio come un’opera d’arte.

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Se chiediamo all’ing. Busetti come giudica questa sua esperienza, risponde che si tratta di un sogno e “la bellezza di un sogno sta proprio nella sua follia”. Naturalmente, poi occorre l’entusiasmo, la determinazione, perché il sogno diventi realtà, come in effetti è successo nel suo caso. Accanto ai suoi quadri, infatti, nelle sale dell’Art Gallery 38, c’erano anche i prototipi delle prime borse, in vera pelle,  realizzate con il suo sistema, molto apprezzate dalle signore presenti. Che, forse, già sorridono all’idea di poter sfoggiare una borsa che non è solo una borsa (come la pipa di Magritte), ma è, soprattutto, un’opera d’arte.

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