di Carlo Radollovich
Il libro di Palma Antonio Barbalinardo, redatto nella ricorrenza del centenario del primo conflitto mondiale e meditatamente presentato da Franco Marini, Nando Dalla Chiesa, Viviana Verri e Antonio Iosa, ha faticosamente impegnato l’autore per oltre due anni. La presentazione del volume avverrà sabato 13 maggio alle ore 9,45 presso la Biblioteca Sormani – Sala del Grechetto, via Francesco Sforza, 7 Milano.
Grazie alle intelligenti ricerche storiche e fotografiche di Barbalinardo, da anni attento collaboratore de “ilMirino”, viene offerta al lettore non soltanto una fitta e interessante carrellata degli avvenimenti bellici che hanno insanguinato l’Italia nel periodo 1914-1918, ma anche una storia familiare lucana in seno alla Grande Guerra.
Le vicende che hanno coinvolto molto da vicino la famiglia Barbalinardo, esprimono il dolore di tutti coloro che hanno perso persone care e amici durante il conflitto. Molto toccante l’episodio della scoperta della tomba del nonno Francesco su un gradone del Sacrario di Redipuglia. Si rivive l’episodio con grande emotività, ricordando al tempo stesso gli orrori di una guerra che ha mietuto milioni di vittime, le pene e le sofferenze di coloro che hanno combattuto per la patria sulle alture del Carso, la dura vita in trincea e il distacco senza fine dalle proprie famiglie.
Molte descrizioni sanno vivamente attrarre la nostra curiosità e anche se l’autore dichiara di non essere uno storico, si riscontrano nel testo autentiche chicche che la storiografia ufficiale riporta solo marginalmente. Alcuni esempi? La presunta visita di Padre Pio al generale Cadorna dopo la disfatta di Caporetto: il frate conforta e rianima il capo di Stato maggiore facendolo desistere da una possibile intenzione suicida. E poi l’operato del generale Giuseppe Pennella, brillantissimo sul Piave, ma successivamente rimosso dal comando dopo la Battaglia del solstizio (giugno 1918), non tanto per le pressioni esercitate da Pietro Badoglio, ma, a quanto pare, per “gelosie militari da parte di Armando Diaz”.
Ripercorriamo, unitamente a Barbalinardo, numerosi episodi di quel triste arco di tempo, circostanze che sembravano smarrite lungo la strada dei nostri ricordi storici e che invece ritroviamo più pulsanti che mai.
In effetti, gli argomenti descritti nelle 208 pagine del libro sono sempre tratteggiati in modo assai lucido e chiaro, con una descrittiva del tutto particolare. Vi è poi una vivida luce che appare in ogni capitolo, una luce che spicca per la sua garbatezza e armoniosità. Anche nella descrizione di nonno Francesco, si registra uno sfavillio di numerosi e buoni sentimenti, sensazioni di cui la nostra società attuale avrebbe assai bisogno.
Il libro, assai scorrevole, potrebbe essere letto tutto d’un fiato, ma le diverse riflessioni dell’autore ci obbligano ad effettuare più soste durante la lettura per commentarle dentro di noi in modo approfondito. L’elaborazione è molto curata e le valide rifiniture ci immergono sempre più in significative valutazioni storiche.