di Carlo Radollovich
Nel novembre del 1852, quando Cavour venne nominato presidente del Consiglio, si dovette affrontare all’inizio un argomento decisamente ostico: far approvare, anche in Piemonte, la legge relativa al matrimonio civile, così come era stata accolta favorevolmente da altri Paesi di fede cattolica.
Egli fece uso di tutta la sua abilità cercando di far passare in Senato il relativo disegno di legge, sottolineando vibratamente come questa istituzione dovesse essere ritenuta più che indispensabile. Ma la proposta venne respinta, seppure per un voto soltanto.
E Cavour decise in ogni caso di non forzare i tempi. Rinunciò infatti ad invocare soluzioni drastiche, le quali, probabilmente, avrebbero provocato sgomento tra la popolazione.
Il presidente desiderava forse rivelarsi nella circostanza di peso politico superiore, ma non ne fece un dramma, tenendo tuttavia la “pratica” in stretta evidenza. E ciò non gli impedì, nel prosieguo dei suoi numerosi compiti, di imboccare un’altra importante strada, quella relativa allo snellimento della burocrazia nello Stato piemontese. Desiderava infatti che le varie efficienze e soprattutto le varie funzioni esercitate nei ministeri, venissero effettuate con la massima diligenza, osservando ad esempio la puntualità negli orari dei diversi uffici. Particolare cura doveva essere riposta nel dicastero delle Finanze, tenuto sotto controllo personalmente dallo stesso Cavour.
Nell’ottobre del 1853, con la finalità di riorganizzare, tra l’altro, l’amministrazione piemontese, entro’ a far parte del governo Urbano Rattazzi. Di carattere diversissimo rispetto al Cavour (e infatti, nel 1857, venne invitato a ritirarsi dal governo), parve inizialmente assai strana la simpatia intercorrente tra i due. Si era comunque convinti che la forte personalità del Rattazzi, persona capace e tra l’altro oratore di spicco, avrebbe reso più funzionale il sistema penale e infatti ottenne dai giudici un tipo di comportamento più idoneo nei confronti delle molteplici modalità presenti in un governo costituzionale.
Per concludere, in tema di politica estera, ecco una gradevole dichiarazione espressa sul Cavour dal politico e diplomatico inglese George Clarendon (1800-1870): “Un eccellente collega (…) uno degli uomini più moderati, ma al tempo stesso concreti, con cui io abbia mai avuto a che fare”.