di Ugo Perugini
Nella Galleria Carré d’Artistes sono arrivate le opere di Antonio Greco. Un artista che ha nel suo bagaglio formativo molte esperienze diverse tra loro che ne hanno forgiato una personalità ricca ed eclettica: architetto, designer, grafico, attento alle esperienze dei cartoonist più affermati come Pratt, Crepax, Manara, Pazienza, ma anche scrittore, poeta, e naturalmente pittore. Anche in questo ambito la sua ricerca espressiva ha spaziato su diversi fronti sia per l’uso di diverse materie che per i soggetti realizzati.
Ha utilizzato prevalentemente l’acrilico ma ha sempre arricchito il suo mondo immaginifico servendosi dei media più diversi, carta su tela, metallo, metallo su legno, tessuto, senza dimenticare materiali di riciclo per l’assemblaggio. Tra i temi affrontati, i paesaggi, come quelli di Parigi, paesaggi che, in certi momenti (Urban), si trasfigurano in immagini più che altro evocative ed astratte. Ma il suo occhio indagatore si è concentrato spesso anche sui ricordi dell’infanzia, giocattoli, bambole, ambiti circensi, fumetti, sulla rievocazione un po’ nostalgica di viaggi reali o chimerici, cosmici perfino (Lontano da Agharti) o su proiezioni fantastiche orientate verso un futuro incerto ma non privo di speranza (Et domain?).
Antonio Greco ha esposto un po’ in tutto il mondo con personali e collettive in Francia, nelle Hawaii, nell’Oregon, in Georgia, oltreché, naturalmente, in Italia.
Nell’ultimo periodo, da quando è tornato a vivere a Vernazza, nelle Cinque Terre, dove ha trascorso molti anni della sua infanzia, ha aperto la sua Bottega d’Arte. Qui, insieme all’interesse per l’arte del riciclo, ha continuato a dipingere gli scorci caratteristici del suo paese, le marine, sempre caratterizzate da una ricerca coloristica viva, passionale, che ricorda gli ex voto, opere semplici, naif, ma piene di autentica poesia, che aveva ammirato da piccolo.
E queste opere, che saranno esposte alla Galleria Carré d’Artistes, sembrano cogliere la violenta e primigenia esaltazione di quei modesti pittori locali, trasferendola, in modo più pensato e disciplinato sulle sue tele. D’altra parte, lo stesso Greco è convinto che in un’opera occorra sempre mediare tra la spinta alla libertà, che ogni artista deve possedere, e quella alla riflessione e al controllo per incanalare e dare senso al messaggio che si vuole trasmettere.