di Carlo Radollovich
Intensamente coltivata sino agli anni Quaranta, la canapa sativa era stata quasi abbandonata quando si affacciarono sul mercato le fibre sintetiche. Ma anche diversi prodotti tessili, realizzati con cotone e juta, avevano prezzi più contenuti rispetto a quelli confezionati con canapa. In ogni caso, nell’Ottocento, eravamo il secondo produttore nel mondo e primo fornitore della marina britannica.
In effetti, l’incremento, sempre più intenso, di navi commerciali che solcavano tutti i mari, richiedeva grandi quantità di canapa per realizzare grosse funi, gomene e cavi per ormeggio. Ma anche le ampie tovaglie di canapa, prodotte in Romagna e decorate con vivaci colori, erano ben conosciute da numerose massaie.
La pianta veniva soprattutto impiegata per la produzione di funi particolarmente robuste, è vero, ma oggi è possibile lavorarla anche per ottenere tessuti di diverso genere, olio, fibre per pannelli isolanti e addirittura birra. E che dire dei semi della canapa sativa ? Essi sono ricchi di sostanze nutrienti perché contengono tra l’altro amminoacidi, vitamine, minerali e una consistente quantità di fibra alimentare.
Come accennato, dopo periodi in cui la pianta subì un notevole regresso perché scarsamente richiesta dagli utilizzatori, ecco un inizio di rinascita del suo commercio, tanto da far registrare una crescita che sfiora il 500% rispetto a pochi anni fa. Gli ettari di terreno che vengono impiegati oggi nella nostra regione non sono moltissimi, ma si ritiene che uno sviluppo ancora più pronunciato non si farà attendere. Per ora, nella provincia di Mantova, gli ettari destinati a questa pianta sono 23, a Cremona si sale a 34, mentre a Brescia si sfiorano i 67. In ogni caso, si tratta di numeri non di poco conto, tenendo presente che un ettaro è pari a diecimila metri quadrati.
Insomma, la canapa sativa, “cugina” della tristemente nota cannabis indica o canapa indiana, non viene più osservata con sospetti di qualche tempo fa, sospetti che non hanno alcun motivo di esistere. La pianta sembra lanciata verso un importante recupero delle vendite anche in un prossimo futuro.
Vorremmo chiudere questo capitolo sulla canapa sativa citando il letterato e poeta Girolamo Baruffaldi. Egli ne cantò le caratteristiche e dedicò alla pianta niente meno che un sonetto di cui citiamo pochi versi: “E canterò la canape e la vera cultura d’un si nobile virgulto che (…) s’alza e verdeggia e, selve, forma ombrose (…)”.