di Carlo Radollovich
In piazza Edmund Safra (Stazione Centrale) ha sede il Memoriale della Shoah, un’associazione che ci riporta indietro nel tempo, con la finalità di ricordarci la grande tragedia che ha coinvolto milioni di ebrei.
E Milano è triste testimone della partenza di centinaia di deportati che lasciavano la nostra città dal binario 21, stipati come non mai su vagoni senza conoscere la destinazione. Si sa in ogni caso che le persone venivano inviate presso i campi di raccolta di Fossoli (una frazione di Carpi), alternativamente ai campi di Bolzano se non addirittura ad Auschwitz o Mauthausen.
Il binario 21 era stato originariamente organizzato per le spedizioni di carichi postali o di merci ingombranti e i nazi-fascisti lo avevano scelto per la sua specifica posizione. Era infatti collocato allo stesso livello della strada e si presentava decisamente defilato dal resto, tanto che i comuni passeggeri, transitando per la stazione sia in partenza sia in arrivo, non potevano assolutamente accorgersi del crudele dramma che si andava consumando.
I cittadini ebrei, che spesso arrivavano direttamente dal carcere di San Vittore, venivano fatti salire in condizioni igieniche pietose su carri bestiame, vagoni che venivano accuratamente sigillati prima della partenza per poi essere agganciati alla locomotiva. Si calcola che da qui partirono con certezza almeno 20 treni della morte, che trasportavano uomini giovani e anziani, donne e persino bambini.
Tra le stazioni da cui partirono i poveri deportati, l’impostazione del binario 21 è forse l’unica rimasta intatta in tutta Europa. Ovviamente si sono dovute effettuare alcune modifiche per riportare il binario stesso al suo aspetto originario: sono state eliminate alcune strutture che erano state erette nel dopoguerra, evitando pure di non coprire il desolante cemento grezzo delle pareti.
Lo spazio in cui è stato diviso questo luogo mette in risalto tre corpi principali. Il primo è rappresentato dalla “Sala delle Testimonianze”, ove si possono ascoltare, non senza brividi, le voci dei pochi sopravvissuti. Il secondo viene denominato “Binario della Destinazione Ignota” e ricorda il preciso punto in cui si provvedeva allo sciagurato carico. Infine, il terzo è il “Muro dei Nomi”, sul quale sono state riportate le generalità di tutti coloro che partirono da qui.