lunedì, Dicembre 23, 2024
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Aumentare l’attrazione degli investimenti esteri…

…per la competitività del Sistema-Italia. Quale strategia per l’industria farmaceutica

Nel 2022, l’Italia è stata la 18^ destinazione al mondo per capitali esteri con 20 miliardi di dollari, rispetto ai 35 della Spagna e ai 36 della Francia. Per consolidare la ripresa economica del Paese nel medio-lungo termine è fondamentale un netto miglioramento della capacità dell’Italia di attrarre investimenti dall’estero, soprattutto in quei settori chiave e più strategici che presentano un’alta intensità di R&S, moltiplicatori dell’attività economica elevati, occupazione qualificata e che producono beni e servizi con ricadute positive sulla qualità di vita dei cittadini. Il settore farmaceutico, che detiene ormai da tempo una posizione di leadership in Europa e concorre in maniera determinante alla crescita e allo sviluppo dell’economia italiana ed europea, presenta tali caratteristiche.

Un approfondimento sull’argomento è stato presentato oggi durante il 49° Forum di Cernobbio: il Libro Bianco “Aumentare l’attrazione degli investimenti esteri per la competitività del Sistema-Italia. Quale strategia per l’industria farmaceutica”, realizzato da The European House-Ambrosetti con il supporto di IAPG (gruppo aziende farmaceutiche italiane a capitale americano) e EUNIPHARMA (gruppo aziende farmaceutiche italiane a capitale europeo e nipponico) ha misurato, per la prima volta, il valore generato dalle aziende farmaceutiche a capitale estero per il sistema socio-economico.

 “In tutti i Paesi sviluppati il settore della Salute è tra i più importanti e dinamici. È investito da una grande ondata di innovazione nelle terapie e nelle modalità di cura. L’Italia deve definire una strategia di medio-lungo periodo, che miri a fornire servizi di alta qualità agli utenti e a posizionare la ricerca e la filiera industriale sugli standard interazionali più avanzati”, afferma Daniele Franco, già Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Draghi e portavoce della ricerca. “Il miglioramento dell’assetto regolamentare è cruciale per facilitare l’innovazione nelle cure, potenziare la ricerca, attrarre gli investimenti esteri e sostenere i processi di crescita delle imprese italiane”. 

Sempre nel 2022, l’Italia ha raggiunto un valore di produzione farmaceutica di oltre 49 miliardi di euro, un Valore Aggiunto diretto di 10,7 miliardi di euro che sale a 34,4 se si considerano anche le forniture attivate e i consumi indotti, e investimenti complessivi pari a 3,3 miliardi di euro, di cui 1,4 destinati agli impianti di produzione e 1,9 alla R&S. Ulteriore elemento distintivo è la forza lavoro altamente qualificata, con il 54% degli occupati laureati (rispetto al 21% rilevato nell’industria) e un’occupazione femminile superiore agli altri settori, attestandosi al 44% rispetto al 29% della media manifatturiera e raggiungendo il 53% nella R&S.

Il settore, che già oggi rappresenta il 2% del PIL, potrebbe generare ulteriore ricchezza e crescita economica se si creasse un environment più favorevole ad aumentare gli investimenti dall’estero e si sostenesse la ricerca e l’innovazione del settore. Tra i settori manifatturieri, il farmaceutico è il primo settore per quanto concerne il peso delle multinazionali a capitale estero sul totale delle imprese in termini di Valore Aggiunto (49,3%), export (74,4%) e occupati (50,4%), detenendo inoltre anche la leadership in termini di produttività (il valore aggiunto per addetto è pari a 145.000 euro) e salari (il costo del lavoro per addetto è pari a 79.000 euro).

Le aziende a capitale estero non solo rappresentano un importante “finestra” del nostro Paese sul mondo della R&S internazionale, ma presentano anche alcuni tratti distintivi che le rendono un motore trainante e un forte stimolo per l’innovazione, la crescita e la competitività dell’intero settore, con un’incidenza in termini di valore della produzione maggiore del 60% e un’elevata propensione alla ricerca di farmaci e terapie all’avanguardia e trasformative di alcune delle patologie più impattanti, investendo oltre il 90% degli investimenti in ricerca clinica del Paese. 

Nello specifico, l’analisi contenuta nel Libro Bianco evidenzia come 47 aziende associate a IAPG ed EUNIPHARMA generino un valore della produzione significativo, pari a 29,3 miliardi di euro nel 2022 (60% dell’intero settore), e in crescita a ritmi superiori rispetto ai benchmark. Le attività delle aziende contribuiscono alla crescita economica del Paese non solo in modo diretto, ma anche attivando numerose filiere economiche, attraverso l’acquisto di beni e servizi – pari a 5,7 miliardi nel 2022 – da imprese fornitrici localizzate sul territorio nazionale, in un rapporto di collaborazione e di valorizzazione reciproca. Nell’ultimo anno, il contributo complessivo (diretto, indiretto e indotto) di queste aziende al PIL del Paese è stato pari a 19,8 miliardi di euro, un valore superiore all’1% dell’intero PIL nazionale. Il contributo passa anche dagli investimenti – 2,1 miliardi nel 2022 con i soli investimenti in produzione e ricerca pari a circa il 61% degli investimenti del settore – preponderanti in R&S ma in netta crescita anche in ambito ambientale. 

In Italia, queste 47 aziende impiegano oltre 31.400 persone (il 46% dell’intero settore farmaceutico) contribuendo al contrasto di alcuni dei principali squilibri occupazionali del Paese, tra cui l’instabilità dei contratti e la scarsa presenza e valorizzazione della componente femminile. In aggiunta, mostrano una particolare attenzione all’equità di genere (48,4% donne occupate), all’occupazione giovanile (7,8% del totale) e alle retribuzioni salariali (1,3 volte rispetto alla media del mercato). Così come a livello economico, gli impatti positivi non si limitano al contributo diretto ma riguardano anche l’indiretto e l’indotto: per ogni persona direttamente occupata dalle aziende a capitale estero in Italia, si attivano ulteriori 5,4 posti di lavoro nell’intera economia, per un totale che supera i 200.000 occupati.

Il contributo delle aziende a capitale estero riguarda anche la prevenzione e la cura di alcune delle patologie più impattanti in termini di mortalità, qualità della vita e costi per il sistema sanitario e di welfare. Le aziende a capitale estero del cluster considerato hanno sviluppato sostanzialmente la totalità dei farmaci innovativi approvati nel 2020-2022 che, secondo EMA, rappresentano un progresso significativo nell’area terapeutica di riferimento e hanno coinvolto, nel 2022, oltre 62.000 pazienti nei trial clinici realizzati, generando oltre 2,2 miliardi di euro di benefici attesi per il Servizio Sanitario Nazionale, grazie a un effetto leva di 2,95.

In un contesto di generale sofferenza in termini di risorse disponibili, le aziende a capitale estero sono da anni chiamate a contribuire direttamente alla sostenibilità del sistema sanitario attraverso il versamento del payback farmaceutico (istituito molti anni fa) per ripianare lo sfondamento del tetto di spesa per gli acquisti diretti con un effetto negativo sull’attrattività e un disincentivo sempre più importante per le aziende del settore farmaceutico, specialmente per quelle innovative. Circa il 98% del payback farmaceutico è versato da imprese a capitale estero, in quanto fornitrici dei farmaci più innovativi che ricadono nel tetto di spesa per acquisti diretti; senza interventi urgenti sulla governance l’importo pagato dalle aziende che già oggi rappresenta una percentuale significativa del fatturato (12,5% nel 2022) è destinato a crescere fino al 18,2% nel 2026 con effetti estremamente negativi sul settore.

Le linee di raccomandazione per l’Italia si declinano in tre ambiti di azione e due orizzonti temporali, di breve e medio periodo:

  1. rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale per rispondere ai bisogni di salute di una popolazione che invecchia e all’evoluzione delle cure e delle tecnologie
  2. definire una strategia per il settore farmaceutico che miri a rafforzare il ruolo dell’Italia come polo produttivo e di ricerca al centro della grande ondata di innovazione che interessa globalmente il settore
  3. adottare una strategia italiana per le Life Sciences partendo dall’istituzione di un organismo di coordinamento e dall’elaborazione di un Piano Nazionale delle Life Sciences.

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