di Ugo Perugini/
Che gli architetti non abbiano una buona fama è noto. E non da oggi. Qualcuno ricorderà quello che diceva Gustave Flaubert nel suo Dizionario dei Luoghi Comuni: “Gli architetti sono quelli che nelle case dimenticano sempre di costruire le scale”.
Le accuse riguardano non solo una certa spiccata stravaganza dei progetti spesso cervellotici e poco pratici, realizzati per fare spettacolo, senza tenere conto delle reali esigenze di chi le case le deve abitare sul serio, ma anche il fatto che gli architetti rappresentino oggi una casta di egocentrici superpagati, con tutti gli aspetti negativi che questa immagine comporta.
Insomma, l’architettura è troppo importante per lasciarla solo agli architetti. Bisogna che anche la gente comune cominci a farsi un’idea di cosa vuol dire progettare uno spazio che verrà vissuto, di quanto complesso sia e di come una buona architettura sia importante per migliorare la vita delle persone.
Lo dicevamo, l’architettura è una disciplina tutt’altro che semplice. Non è per nulla facile progettare la vita che si svilupperà attorno a degli edifici, a degli spazi comuni. Come è possibile calcolare a tavolino un progetto che tenga conto delle infinite variabili che comporta la vita che, per quanto razionali possiamo essere, è sempre legata alla casualità, alla imprevedibilità?
Forse, bisognerebbe cominciare a far capire questo alle persone per ridimensionare un certo atteggiamento di diffidenza, scardinando certi retropensieri che vedono l’architettura come una disciplina autoreferenziale, affidata al genio, all’estro di un artista in vena di stupire.
Per cui ben venga l’idea della settimana dell’architettura. Che si terrà dal 12 al 18 giugno a Milano, nelle sale della Triennale e al Teatro Burri al Parco Sempione sotto la supervisione di Stefano Boeri.
La prima edizione di Milano Arch Week, che nasce da un’idea del Politecnico, vuole aprire gli spazi, gli studi, le redazioni, gli edifici ai cittadini per valorizzare Milano come città di riferimento dell’architettura ma anche come grande scenografia popolare esposta al pubblico e perciò patrimonio di tutti.
Naturalmente, gli eventi, che verranno definiti nei prossimi giorni in un programma dettagliato, prevedono incontri con personaggi importanti di questo mondo sia italiani che internazionali, tra i quali il grande Gillo Dorfles, e celebrazioni di professionisti del passato come Aldo Rossi.
Milano, oltretutto, come ha specificato il Sindaco Sala, dispone di grandi spazi da riutilizzare come gli ex scali ferroviari e alcune zone Expo (3 milioni e mezzo di metri quadrati). L’architettura potrà fornire un contributo utile soprattutto se non perderà di vista la sostenibilità ambientale e svolgerà la sua azione coinvolgendo la parte attiva della città.
Ci auguriamo che, con queste premesse, quei “muri” che ancora separano le persone comuni dagli addetti ai lavori in questo ambito, se non abbattuti, vengano perlomeno ridimensionati.
Già durante la presentazione a Palazzo Marino sono emersi molti suggerimenti che non vanno trascurati come il tema delle periferie con l’architettura che sia in grado di svolgere un lavoro di coesione sociale e territoriale.
Né vanno trascurati gli apporti storici come quello fornito dal Policlinico, esempio di architettura seicentesca, che conserva ancora archivi preziosi che riguardano la storia della città anche dal punto di vista urbanistico e che vanno senz’altro valorizzati.
Segnatevi queste date, perciò: 12-18 giugno Arch Week – Triennale e Teatro Burri.