di Ugo Perugini
E’ un appello in qualche modo interessato perché io stesso, avvicinandomi a “una certa età” e scoprendo ogni giorno qualche doloretto e qualche défaillance in più, spesso sarei tentato di “tirare i remi in barca”. Non facciamolo! Sarebbe un errore. E ce lo confermano alcune ricerche effettuate presso la Mayo Clinic di Rochester nel Minnesota.
E’ vero, vi sono alcune persone più predisposte di altre all’Alzheimer, quelle per l’esattezza che hanno il gene APOE alleolo E4, ma i ricercatori, studiando persone di età dai 30 ai 95 anni, hanno scoperto altre interessanti aspetti del processo di invecchiamento che colpisce soprattutto l’ippocampo, un’area del cervello che è importante per la formazione della memoria.
Il volume dell’ippocampo si comincia a ridurre dai 30 anni fino a metà degli anni 60 e colpisce di più gli uomini che le donne le quali, grazie agli estrogeni, sarebbero meglio protette. Gli amieloidi non sarebbero i responsabili di questo fenomeno, anche se i portatori del gene dell’Alzheimer sembra che dopo i 70 anni li accumulino più velocemente.
La notizia positiva è che l’elevato grado di istruzione, la complessità del proprio lavoro e buoni livelli di attività cognitiva (leggere libri, usare il computer) favoriscono un migliore livello cognitivo negli anziani. Insomma, come dice Prashanthi Vemuri, professore della clinica sopra citata: “Da numerosi studi emerge che fattori come l’apprendimento, l’occupazione e le attività intellettualmente stimolanti tutelano il cervello dal declino e da malattie quali la demenza e il morbo di Alzheimer.”
Il professore si azzarda anche a fornirci consigli da seguire e dati ancora più precisi su questo tema: “Perseguire un costante arricchimento intellettivo nell’arco della vita può addirittura ritardare l’insorgere di un deficit cognitivo di quasi nove anni anche nei portatori del genotipo APOE E4”, che è quello della famigerata sindrome di Alzheimer.
Allora, forza, leggiamo, studiamo, facciamo lavorare il cervello, senza dimenticare l’importanza di una sana alimentazione, di un equilibrato movimento fisico (passeggiata, trekking, bicicletta), e la cura di patologie come il rischio cardiovascolare, il diabete mellito e l’ipertensione spesso associata a fenomeni di atrofia celebrale.
E, per finire, sforziamoci di vivere la vita con entusiasmo, passione, favorendo i pensieri positivi e cacciando quelli negativi.