Nasce a Roma nel 1903 e a soli quindici anni, durante il primo conflitto mondiale, si prodiga tra i feriti come infermiera volontaria. Terminati gli studi medi, si proietta con convinzione nel settore giornalistico affrontando scottanti temi, forse non ancora sviscerati integralmente dal mondo femminile, quali il divorzio, l’adulterio, la prostituzione.
Abbraccia in toto tutti questi argomenti a viso aperto, senza mai nascondersi, combattendo soprattutto a favore per l’emancipazione della donna. Nella trasmissione telefonica “Parole di una donna” intrattiene gli ascoltatori sul voto alle cittadine e sulle condizioni di lavoro a livello femminile.
La sua determinazione è talmente viva che la Rai, presa in contropiede da alcune affermazioni della giornalista sul divorzio, sposta il programma a tarda ora e impone tassativamente ad Anna di escludere il divorzio stesso dalle sue riflessioni.
Vive con angoscia gli anni 1940 / 1945 temendo per il figlio che sta combattendo al fronte e ciò le suggerirà di scrivere “In guerra si muore”, un libro di straordinaria attualità, in cui le sue forti sensazioni si mescolano con profondi sentimenti.
Cessata la guerra, i suoi articoli pungenti, molto seri e documentati a fondo, trovano spazio sul “Mondo” di Mario Pannunzio e sono apprezzati da numerosi lettori. Qui le sue intelligenti inchieste accendono diverse polemiche, addirittura a livello a livello governativo, tanto da causare interrogazioni in Parlamento.
Forse alcuni ricorderanno che un suo atto d’accusa nei confronti della Gioventù Italiana del Littorio (Gil), si conclude soltanto nel 1952 con un disegno di legge presentato alla Camera.
Con stile assai gradevole, scrive “Cittadini sì e no”, presentato dallo storico Gaetano Salvemini con queste parole: “I suoi scritti, raccolti in questo volume, possono servire di modello a chi, disgustato dalle estrazioni dei partiti che si chiamano laici, cerchi informazioni esatte e proposte ragionevoli (…)”.
Anche le inchieste sviluppate nell’altro suo libro “L’italiana in Italia”, si nota un grande entusiasmo per la causa civile, a favore della quale si impegna con molta passione. E dimostra altrettanto amore per la sua incessante attività presso il Partito radicale, sia presenziando con assiduità alle riunioni del Consiglio nazionale sia mettendo a disposizione dei colleghi tutti i frutti della sua vasta esperienza giornalistica.
Da anni si dichiara fiera di potersi distinguere da certi “appiattimenti” politici che riscontra nella Dc e nel Pci. Purtroppo, tutto questo ardore di Anna Garofalo si interrompe bruscamente nel 1965, quando, per un’improvvisa malattia, è costretta a lasciarci per sempre, a soli sessantadue anni, con molti rimpianti da parte di tutti coloro che avevano condiviso molte delle sue idee.